Martedì 11 giugno 2013 il Consiglio di Amministrazione del Consorzio Tutela Vino Bardolino DOC ha deliberato di presentare richiesta ufficiale alla Regione Veneto affinché vengano ridotte le quantità di uva certificata DOC che riguardano la denominazione Bardolino DOC (campagna 2013). Questa decisione è contraddittoria, perché non tocca le “rese” per ettaro ma solo la quota rivendicabile a DOC, è intempestiva, perché avrebbe dovuto essere presa prima della potatura invece arriva all’epoca dell’allegagione, ed è del tutto estemporanea, in quanto trattasi di misura non strutturale come invece sarebbe necessario per riallineare l’offerta di Bardolino al suo potenziale di mercato. FIVI - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti considera questa delibera del CdA del Consorzio contraria agli interessi economici dei produttori di Bardolino e anche lesiva dei loro stessi diritti, dal momento che non rispetta in alcun modo l'autonomia programmatica di chi lavora per il mercato dell’anno successivo. A seguito di questo fatto, ultimo esempio di una situazione frequente in numerose DOC italiane, FIVI ritiene necessario vengano messi in discussione gli equilibri nei poteri decisionali, e quindi nella rappresentatività e nel voto, degli organi collegiali dei Consorzi di Tutela delle DOC italiane. È auspicabile che i produttori, i vignaioli, i vinificatori imbottigliatori e i soci conferitori delle Cooperative siedano ad un tavolo di confronto per discutere i principi di rappresentatività. L'obiettivo del dibattito sarà quello di ragionare su una più equa assegnazione dei poteri decisionali in seno ai CdA e alle Assemblee Generali dei Consorzi, per rendere questi organi collegiali più trasparenti, partecipati e democratici. Il parere di FIVI è che il voto nelle Assemblee dei Consorzi debba avere un limite nelle deleghe personali. Il sistema attualmente in vigore nella maggioranza dei Consorzi consente ai delegati delle Cooperative di esercitare, al momento del voto, una posizione egemone e monopolista. In pratica poche persone decidono per tutti e questa situazione non è più accettabile. Occorre superare gli automatismi (ettari/bottiglie/teste) per rivedere gli equilibri della rappresentanza alla luce anche di altri valori e criteri, quali ad esempio l'imprenditoria a ciclo completo del vignaiolo: quest'ultimo infatti si trova a contare in determinate decisioni come colui che semplicemente imbottiglia o semplicemente produce uva che poi conferisce. Appare ragionevole che chi rischia, dalla conduzione del vigneto fino alla commercializzazione delle proprie bottiglie, abbia una quota di potere di indirizzo corrispondente in seno ai Consorzi. Vi sono esempi virtuosi di Consorzi che, su richiesta e sollecitazione dei vignaioli soci, hanno deciso di modificare il loro statuto su questo punto per essere veramente espressione equilibrata degli interessi di tutti. FIVI auspica che si arrivi presto ad un nuovo concetto di rappresentatività che permetta ai vignaioli produttori, riconosciuti dai Consorzi stessi quali principali attori della qualità delle DOC, di essere maggiormente coinvolti e ascoltati nell’ambito di decisioni delicate ed importanti per il loro futuro, come quella deliberata in questi giorni dal CdA del Consorzio Tutela Bardolino DOC. FIVI inizierà una campagna di sensibilizzazione nazionale su questo tema e chiederà agli organi competenti l'avvio dei necessari tavoli interprofessionali di concertazione, perché con questa azione ha la certezza di dare un contributo concreto e costruttivo alla gestione e alla crescita del sistema dei Consorzi di Tutela delle DOC nazionali, e alla causa del vino Italiano di qualità. FIVI - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti Attualmente sono oltre 700 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 7.000 ettari di vigneto, con una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 412.000 sono gli ettolitri di vino prodotti, 55 i milioni di bottiglie commercializzate e oltre 0,5 i miliardi di euro di fatturato. I 7.000 ettari di vigneto sono condotti per il 44 % in regime biologico/biodinamico, per il 18 % secondo i principi della lotta integrata e per il 38 % secondo la viticoltura convenzionale.
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