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(10/05/2017) - A tavola con il Ruché di Castagnole Monferrato: a Milano il 9 maggio 2017

È stata veramente un’occasione rara, quella del 9 maggio: una vera e propria passerella, per pochi fortunati, con 24 Ruché, in rappresentanza di venti cantine diverse, tutte frutto dagli ultimi due millesimi vendemmiati (2015 e 2016).

A tavola con il Ruché di Castagnole Monferrato: a Milano il 9 maggio 2017

È stata veramente un’occasione rara, quella del 9 maggio: una vera e propria passerella, per pochi fortunati, con 24 Ruché, in rappresentanza di venti cantine diverse, tutte frutto dagli ultimi due millesimi vendemmiati (2015 e 2016). In più, un 2014 e un ricercatissimo 2010, che ha suscitato curiosità, attenzione, dibattito: nonostante una elevata e piacevole acidità, il Ruché non è infatti reputato vino da invecchiamento.

La serata, organizzata da GoWine in uno dei locali più conosciuti e apprezzati di Milano, che da oltre trent’anni affaccia le proprie insegne sulla riva destra del Naviglio Grande, il “Pont de Fer”, aveva l’obiettivo di rendere il dovuto omaggio a questo vino ancora non conosciuto come merita, ma che da quando ha avuto la DOCG (2010) e si è attestato sul milione di bottiglie di produzione, ha smesso di essere un vino da considerare di nicchia, facendosi apprezzare tra le realtà migliori dell’enologia piemontese.

Espressione di un piccolo ma variegato terroir (110 ettari vitati nei sette comuni di Castagnole Monferrato, Montemagno, Grana, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi), il Ruché si sta facendo strada anche oltre confine, esportando un terzo circa della produzione. Numeri piccoli, presi in assoluto, ma grande qualità.

Nel corso della serata non sono mancati interessanti momenti di confronto e dibattito collettivo. In generale, è stato rilevato come una delle caratteristiche principali del Ruché (che, a seconda dei punti di vista, può essere considerata sia un punto di forza che di debolezza) sia proprio la sua versatilità. E come, in virtù di essa, assai di frequente lo stile di ogni produttore sia l’elemento più rilevante nel determinare la personalità dei vini, al punto di dare vita a prodotti assai lontani l’uno dall’altro.

Questo fatto testimonia la grande complessità del Ruché, ma sul mercato può essere di  ostacolo, perché richiede al consumatore una conoscenza approfondita non solo di questo vino ma anche delle singole etichette. E questo non è da tutti.

È certamente il frutto, un frutto marcato, quello che tutti si attendono di trovare in un Ruché. Ed è un’aspettativa sempre soddisfatta. Ma per il resto ci siamo trovati di fronte a un panorama di bottiglie che spaziavano da vini di grande correttezza e più facile beva, in cui il fruttato è la caratteristica dominante, a Ruché in cui prevale la speziatura, adatti quindi a palati più esperti.

Giorgio Vizioli


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