Programma
Il Valtènesi scommette sulla forza della denominazione come volano per consolidare il successo del rosé e blindarlo dagli effetti effimeri di un fenomeno di moda: questo il messaggio emerso dal convegno “Da moda a denominazione: come cambia il consumo dei rosati” , organizzato dal Consorzio Valtènesi nella sede di Villa Galnica a Puegnago in occasione di Italia in Rosa, la rassegna nazionale dei vini rosati che ha tagliato il traguardo della decima edizione nel weekend dal 2 al 4 giugno.
“Siamo impegnati a 360 gradi nella definizione di un percorso che perfezioni il nostro profilo tecnico – ha detto il direttore Carlo Alberto Panont -. Valtènesi è una presenza determinante in un’area Garda che produce 15 milioni di bottiglie di rosé: abbiamo fatto scelte precise, puntando su su un rosé autentico, ricco di storia e di identità rappresentata dal vitigno autoctono Groppello. La strada giusta per affrontare la sfida di un mercato che sta conoscendo uno straordinario sviluppo a livello globale”.
Conferme in questo senso sono arrivate da Jean Marc Ducasse, buyer managaer che ha raccontato l’esperienza di Pink, il rosé festival di Cannes: un evento che nella sua prima edizione del 2017 ha ospitato 78 buyer provenienti da 31 Paesi, le cui richieste hanno visto primeggiare proprio l’Italia con una percentuale del 24% rispetto ai due altri grandi Paesi produttori, Francia e Spagna, con Veneto, Puglia, Abruzzo e Lombardia in pole position. Tutti i buyer hanno lamentato la mancanza di etichette da alcune regioni d’Italia, chiedendo una maggior presenza di cantine della Penisola.
“Il fascino del Made in Italy ha ancora un appeal straordinario ma ci vuole uno sforzo maggiore in termini di comunicazione per rafforzare l’immagine e la penetrazione dei rosè italiani e cogliere le prospettive straordinarie offerte al momento dal mercato – ha detto Ducasse -. Basti pensare che tra il 2002 e il 2014 il consumo mondiale dei rosati ha superato la soglia del 10%, con performance straordinarie sia in Francia, +43%, che negli Usa, dove la crescita è stata dl 40%. Per non parlare di Paesi come il Regno Unito, dove, pur partendo da quote molte basse, l’incremento nel medesimo periodo è stato del 250%, del Canada, + 120%, di Hong Kong, + 250%. Ed attenzione perché vi sono ricerche che affermano che entro cinque anni il consumo di vino in Cina sarà pari al 70% dell’attuale livello di consumo americano”.
In Italia invece c’è una situazione di sostanziale stabilità. “Un peccato, considerata la richiesta in crescita in tutto il mondo – ha detto Ducasse-. Ma questo deve essere un invito a lavorare con maggiore convinzione sulla promozione di un prodotto che ancora oggi è in effetti poco presente nelle carte dei ristoranti nazionali, specie in raffronto a quanto succede all’estero”. Su questo fronte, Italia in Rosa sta indubbiamente facendo la sua parte.
Intervento di Jean Marc Ducasse
“La nostra è stata un’esperienza pionieristica – ha raccontato il presidente della manifestazione Luigi Alberti -. Dieci anni fa abbiamo aperto una strada, nella quale poi molte altre iniziative si sono inserite, ed il successo senza precedenti dell’edizione 2017 dimostra che siamo sulla buona strada. Certo, se questo è il trend dovremo in futuro ripensare la formula per rispondere ad una domanda sempre più orientata verso la volontà di approfondire la conoscenza del mondo dei rosé, ampliando la sfera degli incontri specializzati con personalità importanti del settore ed addetti ai lavori, delle degustazioni tecniche con sommelier. Anche in questo il mercato dei rosé sta cambiando ed Italia in Rosa è pronta per cogliere ed approfondire questi segnali”.
Ma importante è anche la ricerca di sinergie come quella che il Consorzio Valtènesi ha voluto stringere con deGusto Salento, associazione di 18 produttori impegnata nella valorizzazione del Negramaro, ospite quest’anno di Italia in Rosa, che a sua volta ospiterà i produttori della Valtènesi a Roséxpo a Lecce con una masterclass dedicata. “Da noi il Rosato non è stato mai una moda, noi siamo i primi consumatori del nostro vino ma arrivare nelle carte dei ristoranti e sugli scaffali delle enoteche è durissima – ha detto Jlenia Gigante, rappresentante di deGusto Salento, sodalizio che rappresenta un volume di circa 500 mila bottiglie -. Con Roséxpo abbiamo voluto creare un evento meno strettamente legato alle dinamiche del territorio creando un format capace di veicolare maggiore attenzione sui nostri prodotti circondandoci di etichette provenienti da altre aree d’Italia ed anche dall’estero. Cerchiamo da quattro anni di dare una comunicazione sempre diversa, per offrire una nuova idea di appeal capace di richiamare un pubblico di winelover, stimolare i millennial, appassionare i consumatori curiosi ma ancora poco documentati”.
Intervento di Jlenia Gigante
Un percorso affine a quello intrapreso da Italia in Rosa, che per il Consorzio Valtènesi rappresenta oggi senza dubbio il momento più importante in cui raccontare il territorio, la sua identità ed i suoi progressi.
“C’è ancora tanto lavoro da fare per dar forza al movimento italiano dei vini rosa – ha concluso il presidente Alessandro Luzzago -. Serve consapevolezza per capire che abbiamo in mano un prodotto importante. Certo, c’è chi arriva al rosé trainato dalle mode e dall’aumento dei consumi, e ci sono zone con caratteristiche nobili che noi vogliamo sottolineare. Ed è soprattutto con queste aree che vogliamo fare rete, con chi ha storicità, con chi ha un’uva autoctona destinata alla produzione di rosé, con chi può vantare elementi che hanno prodotto un savoir faire che è sinonimo di storicità e qualità, partendo dal rapporto con l’altra grande doc del Garda, il Bardolino, sul quale abbiamo grandi aspettative. Ma queste sinergie non possono prescindere dalla consapevolezza che per noi la priorità è soprattutto quella di essere forti sul nostro territorio. Da qui nascono ad esempio iniziative come Passione Valtènesi, un progetto di alleanza con i ristoranti del territorio che devono diventare i primi ambasciatori del nostro lavoro”.
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