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(20/06/2017) - 'L’Arena del vino e non solo': grande degustazione a Milano il 19 giugno 2017

Giuseppe Arena, fondatore di Arena Wines&Consulences, ha presentato le 39 aziende vitivinicole che rappresentai. Il nostro Luca Vittori, che ha partecipato a questa degustazione di grande interesse, ce ne dà qualche spunto

'L’Arena del vino e non solo': grande degustazione a Milano il 19 giugno 2017

Gran bella “scuderia” quella di Giuseppe Arena, fondatore di Arena Wines&Consulences, agenzia che raggruppa nel proprio portfolio le 39 aziende vitivinicole che, lunedi 19 giugno a Palazzo Parigi a Milano, erano presenti alla prima edizione di Arena del vino e non solo.
“Non solo”, perché partners dell’evento erano marchi sartoriali come Federico Sangalli, per l’alta moda femminile, Sartoria di Veroli, abiti e camicie da uomo su misura di grande fattura, e Piantadomino che presenta una collezione di scarpe disegnata dalla stilista Adriana Melissano. Sartorialità quindi, concetto che ben si abbina al mondo del vino, considerata la cura la passione, la pazienza e la perizia che la ricerca dell’eccellenza sempre richiede.

Come sempre in queste occasioni, non mi è stato possibile fare tutti gli assaggi che avrei voluto ma penso comunque di essermi fatto una buona panoramica.

Cominciamo dalla nuova “Cuvée” di Laurent-Perrier, assemblaggio di chardonnay, pinot noir e pinot meunier da più di cento “crus”; colpiscono la finezza e l’equilibrio di questo champagne, dal naso inizialmente molto minerale e che si apre al frutto bianco prendendo un po’ di temperatura.

Da una vigna affacciata sul mare a sud-ovest dell’isola del Giglio arriva il nuovo Testamatta Bianco di Bibi Graetz, “evoluzione” dell’ottimo “Bugia” e punto d’arrivo di un percorso durato una quindicina d’anni, come spiega il produttore: “volevo essere sicuro di fare un grande vino”. Missione compiuta.

Con l’azienda Baglio del Cristo di Campobello siamo in Sicilia; Lalùci è un grillo in purezza dai profumi delicati di biancospino e ginestra, bisogna attenderlo un attimo in bocca affinché si riveli, freschezza e sapidità fanno da anticamera ad un finale agrumato, di pesca gialla e mela. Oltre al 2016 ho assaggiato anche il 2010, la cui evoluzione sorprende con le sue note leggermente mielate e di frutta gialla matura, morbidezza ancora ben bilanciata dalla buona freschezza.

Il metodo classico da pinot nero in purezza, Io per Te, dell’azienda Prime Alture, è un ottimo esempio di come questo vitigno abbia trovato una terra d’elezione in Oltrepò; bella pulizia al naso e una finezza purtroppo non sempre scontata su quelle belle colline.

Nel Carso l’uomo è riuscito a coltivare sulla pietra e la vitovska è il vino della pietra. Vinificata “in rosso” con lunga macerazione, in tini aperti e senza controllo della temperatura, la Vitovska 2015 di Benjamin Zidarich è ricca di profumi che vanno dai fiori gialli alla frutta anche cotta, con il balsamico che sfuma in una nota iodata e di salsedine. Vino di corpo, reso fluido al sorso dalla bella acidità che svela, nel finale il suo ”segreto”: roccia e mare.

Due piccole verticali per altri due vini friulani: dell’azienda Ronco del Gelso di Cormons tre annate di Pinot Grigio Sot Lis Rivis, 2015, 2009 e 2006 con quest’ultimo sorprendentemente più giovane del 2009 che presenta invece note evolutive decisamente più marcate e di Friulano Toc Bas: 2015, 2013 e 2007. È un Friulano di corpo, di bella aromaticità, dove prevalgono la nocciola e la mandorla. L’evoluzione del 2007 in particolare è  molto ben sostenuta dalla bella freschezza, quasi citrina.

Altra mini verticale ma questa volta in Gallura. Maìa è un Vermentino di Gallura Superiore dell’azienda Siddùra in cui una piccola parte delle uve effettua un passaggio in barriques di qualche mese. Le annate in degustazione erano 2015, 2014 e 2013; ben equilibrato il 2015 con il leggerissimo legno ad arrotondare il sorso senza farsi invadente e il 2013, dove le note di frutta già più matura si sposano ancora meglio alla leggera speziatura della barrique.

Ora un vino di montagna: il Moscato Giallo Maso Warth dell’azienda Moser è un gran bel moscato giallo secco che, ai tipici profumi di quest’uva aromatica contrappone all’assaggio una grande mineralità richiamando nel retronasale tutta l’aromaticità tipica del vitigno.

I ricordi delle passeggiate nell’entroterra tra Levanto e Monterosso mi si presentano “proustianamente” non appena metto il naso nel bicchiere. Il Cinque Terre Bianco 2016 di Terenzuola è un trionfo di macchia mediterranea e agrumi, intensità marina perfettamente rispecchiata nel sorso intrigante e persistente.

Il carricante è un vitigno tipico dell’Etna che l’azienda I Gulfi ha impiantato a Chiaromonte Gulfi in Val Canzeria in provincia di Ragusa; in assemblaggio con una piccola parte di albanello, antico vitigno siciliano a rischio estinzione, è vinificato in parte in acciaio e in parte in legno. Il risultato è Carjcanti di cui c’era in degustazione il 2013. Molto discreta la speziatura del legno e con un profilo di acidità molto personale, comincia a dare quei leggeri sentori di idrocarburi tipici del vitigno dopo evoluzione, tanto che taluni lo definiscono il riesling del sud.

Supertuscan famoso, Saffredi della Fattoria Le Pupille era presentato in quattro annate: 2014, 2011, 2007 e 2003. Tipico taglio bordolese da cabernet sauvignon, merlot e petit verdot è un vino opulento ed elegante. Interessante notare la leggera differenza nella speziatura del 2011 in cui, in luogo del petit verdot, era ancora presente il syrah.

Restiamo sui rossi importanti ma ci spostiamo in Piemonte, nel Roero, per un Nebbiolo d’Alba: il Valmaggiore di Luciano Sandrone. Finezza ed eleganza, rosa, frutti rossi, liquirizia e cacao; una bellissima espressione di nebbiolo.

Pomorosso dell’azienda Coppo è una barbera d’Asti famosa, sicuramente uno dei vini che ha contribuito a nobilitare questo vitigno. 2014, 2006 e 2000 in degustazione; il 2006 ha un carattere davvero notevole, grande equilibrio, avvolgenza al palato e dinamismo. Una gran bella barbera.

Chiudiamo sempre in Piemonte ma con un moscato d’Asti: La Galeisa dell’azienda agricola Caudrina. Giallo quasi dorato e bellissima fragranza al naso. Dolcezza spiccata a cui fa da contraltare una ben calibrata acidità.

Mi avvio all’uscita con un certo senso di colpa per non essere riuscito ad assaggiare  alcuni vini come, per esempio, il Barolo di Renato Ratti o il Valtellina Superiore di Fay solo per citarne un paio ma comunque soddisfatto. Come dicevo in apertura l’ Arena Wines&Consulences rappresenta aziende davvero interessanti e votate alla qualità quindi complimenti: gran bella scuderia Giuseppe Arena !

Luca Vittori


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