Una delle più intriganti e interessanti peculiarità degli uvaggi autoctoni italiani è senza dubbio la preziosa declinazione che ogni singolo produttore, a proprio modo, ne può fornire. A partire da uno stesso uvaggio e talvolta da una stessa zona di produzione, è affascinante quanto le diverse sfaccettature di ogni bottiglia ne vadano a definire un patrimonio enologico ricco, articolato e poliedrico. Tra gli esempi più lampanti di ciò, vi è sicuramente il Nebbiolo e la zona di produzione del Barolo. Tra gli undici comuni piemontesi preposti alla vinificazione del Barolo DOCG, uno dei più importanti è quello di Monforte d’Alba che a sua volta ospita uno dei cru più estesi della zona di Barolo: la Bussia.
L’opportunità di approfondire la conoscenza con questo territorio unico si è concretizzata in occasione di Vinitaly 2023 facendo visita alla realtà Silvano Bolmida.
L’azienda prende il nome dal suo titolare, Silvano, che assieme alla moglie Paola e ai figli Francesca e Alessandra porta avanti un progetto di forte matrice familiare e relativamente giovane (prima annata prodotta nel 1999). La storia ventennale di questa cantina ne ha definito un’affermazione sempre più progressiva e concreta attraverso la volontà della famiglia Bolmida di far scoprire e valorizzare la Bussia ai più, forti e convinti dell’unicità che questo territorio riserva.
L’estensione di 7.4 ettari, unitamente alla produzione di circa 40.000 bottiglie, denotano senza dubbio un’estremamente accurata selezione dei migliori grappoli che vengono poi raccolti manualmente per dare vita a dei vini di indiscusso pregio. Risulta quindi evidente come il rispetto della terra, per la famiglia Bolmida, sia un valore cardine nel loro modus operandi rendendone immediata l’identificazione nei loro prodotti.. dal primo all’ultimo sorso; nell’idea di Silvano, infatti, l’identitarietà e la territorialità del cru Bussia devono essere preservati e custoditi al fine di sensibilizzarne ancor di più l’unicità.
Francesco Bolmida, il quale mi ha guidato durante la degustazione dei loro prodotti, ha voluto rimarcare più volte la “ricetta” che si cela dietro ai loro vini: “In azienda crediamo fortemente che il vino sia composto principalmente da due elementi: uva e tempo” a sottolineare l’idea di voler aspettare le loro creazioni fornendo loro il giusto riposo e la corretta evoluzione dei quali necessitano al fine di potersi esprimere al meglio. Nella totalità dei prodotti degustati, alcuni di questi sono spiccati particolarmente:
• Frales – Nebbiolo Langhe DOC annata 2021 Il nome estremamente significativo di questo vino (crasi dei nomi dei figli di Silvano: Francesco e Alessandra) ne evidenzia esso stesso l’importanza. Non un semplice prodotto d’entree, di presentazione della realtà Bolmida ma piuttosto un nebbiolo in purezza che ha decisamente molto da raccontare. Il colore rosso rubino penetrante introduce ad un naso fragrante, carico di piccola frutta rossa e qualche leggera nota di susina; il sorso è molto piacevole, sicuramente fresco e croccante ma di buona struttura e persistenza allo stesso tempo.
• Bussia – Barolo DOCG annata 2019 Uno dei vini che sicuramente rappresenta al meglio e fornisce dettagli importanti che caratterizzano l’espressione cru Bussia. I vigneti atti a barolo Bussia DOCG si trovano tra i 350 e i 420 metri d’altitudine con un’ottima esposizione a Sud-Ovest. Il periodo di macerazione sulle bucce si attesta all’incirca sugli 80 giorni. Il tipico rosso granato dei baroli in questo caso è striato da riflessi aranciati, al naso colpiscono da subito l’eleganza, la pulizia e la profondità di questo vino con note di fragoline di bosco e mirtilli rossi. In bocca si ritrovano senza dubbio l’eleganza e la croccantezza di piccoli frutti e bacche, accompagnate da un’ottima acidità ma soprattutto da una spiccata mineralità che tende quasi al salino; la persistenza del sorso porta ad un finale di bocca balsamico con accenni mentolati e di rosmarino.
• Bussia – Barolo DOCG annata 2018 Stesso terreno, stesse uve, stessa esposizione, stessa lavorazione del Bussia 2019 ma solamente con 365 giorni in più di affinamento in bottiglia. L’occhio, in questo caso, cade subito su di un rosso granato leggermente più carico e pieno. Al naso, assomiglia molto all’annata 2019: eleganza e pulizia la fanno sempre da padrone, note più speziate e tonde chiudono la parte olfattiva. Il primo sorso stupisce totalmente per la sua differenza dall’annata precedente: un’esplosione di frutta rossa e, perché no, anche nera inebriano il palato, note di fragola, mirtilli, ribes e more rendono la beva estremamente piacevole e succosa.
• Bussia – Barolo RISERVA annata 2016 Fiore all’occhiello della famiglia Bolmida, il loro barolo Riserva affina per 48 mesi in botti di rovere per poi riposare per altri 12 mesi in bottiglia. Viene prodotto solamente in annate particolari e solamente con uve provenienti da viti di ben 57 anni sparse in 2.000 metri di terreno. Il classico rosso granato, in questo caso, tende quasi più verso il rubino. A livello olfattivo è impossibile non rimanerne inebriati, note marcate di frutta matura, frutta secca e spezie fanno rimanere in trepidazione aspettando il momento del sorso. Tutto ciò che è stato percepito a livello olfattivo è perfettamente richiamato in bocca. Questo vino spiazza per la sua complessità e per l’utilizzo perfetto e ben integrato del legno; il finale di bocca è accompagnato da note speziate di noce moscata, pepe e gherigli di noce. Indubbiamente l’assaggio che mi ha colpito maggiormente.
• Antica Novella – Sauvignon Langhe DOC annata 2021. Formato magnum Piacevolissima e inaspettata sorpresa, giunta come ultimo assaggio della degustazione, è stata sicuramente l’Antica Novella. Questo 100% sauvignon sovrainnestato a viti di dolcetto compie un anno di affinamento in acciaio per poi essere imbottigliato. Il colore nel calice è di un tenue giallo paglierino con qualche riflesso dorato; il naso è un tripudio di frutta a polpa bianca e gialla ed erbe balsamiche. Anche in questo la parte minerale e iodata è ben presente rendendo il sorso molto intrigante, ma allo stesso tempo materico e pieno. Note di albicocca e pesca nettarina permangono in bocca prima di virare su note più erbacee di salvia.
Giovanni Cavalleri
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