“C'è una forte ingiustizia nei confronti del rosato perché, nell'accezione comune, lo abbiamo sempre vissuto come una sottocategoria: un elemento residuale che non ha la dignità del bianco e del rosso di qualità”.
Lo ha detto il ministro per le Politiche Agricole, Mario Catania in occasione della presentazione del primo concorso enologico nazionale dei vini rosati d'Italia organizzato dalla Regione Puglia, in collaborazione con Assoenologi, Unioncamere e l'Accademia italiana della Vite e del Vino. La selezione si svolgerà il 20 e il 21 aprile a Bari. Sono tre le categorie dei vini partecipanti al concorso: vini tranquilli, frizzanti e spumanti. L’iniziativa punta a valorizzare prodotti con denominazione di origine Dop e Igp e vedrà la finale il 5 maggio a Otranto.
Tutt’altro che tipologia di seconda categoria, secondo i dati del Wine and Spirit Trade Association, associazione inglese del settore, il numero di persone che bevono regolarmente vini rosati è cresciuto del 22% negli ultimi tre anni e le prospettive di crescita sono ben superiori rispetto ai più tradizionali bianchi e rossi. L'Europa produce il 75% dei vini rosati. Il primato spetta allaFrancia con 5,9 milioni di ettolitri. L'Italia si piazza al secondo posto con una produzione che negli ultimi anni è stata inmedia di 4,5 milioni di ettolitri. I mercati dove i rosati sono maggiormente richiesti sono il Belgio, l'Olanda e la Gran Bretagna. A dirlo è l'Oiv, organizzazione internazionale della vigna e del vino con sede a Parigi. All'estero la quota del rosato italiano supera il 20%.
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