Capitolo inedito nella storia di Verona Fiere che va a concorrere con le storiche manifestazioni in contemporanea: Vino Vino Vino e Vinnatur, che negli ultimi anni hanno sempre più attirato i riflettori e la curiosità di operatori e consumatori.
Assieme al cambiamento del calendario, che vede andare di scena il vino italiano da domenica 25 marzo a mercoledì 28 marzo, l’organizzazione di Verona, in questa nuova edizione, vira verso una impostazione business oriented: costi ottimizzati per gli espositori e più opportunità di contatti con ristoratori ed operatori del canale Horeca. La scelta di dedicare uno spazio a sé stante ai produttori non convenzionali e indipendenti è stata accolta con favore da chi si è vocato alla viticoltura naturale.
Elena Fucci, giovane enologa e produttrice della Basilicata vede nell’iniziativa un sostegno alla qualità. “Non è possibile non partecipare al Vinitaly, ci sarò, anche se non esporrò nell’area del Palaexpo. Voglio rimanere nella mia regione perché voglio rappresentare il mio territorio. Trovo comunque che questa apertura ai vini naturali va a premiare la qualità. In un certo senso le altre manifestazioni, come quella organizzata da Vini Veri o come Vinnatur, implicavano che gli altri vini, del Vinitaly, “veri” non lo fossero”.
Chi ha aderito al nuovo spazio con entusiasmo è Elena Pantaleoni, produttrice piacentina della cantina La Stoppa. Per lei un ritorno dopo 10 anni di assenza. “Parteciperò al salone contenta. Da un lato il Vinitaly ha deciso di diminuire di un giorno la fiera concentrandosi sui giorni feriali, cosa che lo riqualifica rispetto agli ultimi anni. Mi ero allontanata per partecipare a questi saloni alternativi. Per me esperienze fondamentali che hanno rappresentato un passaggio fondamentale. Se non ci fosse stato questo non ci sarebbe stato il ritorno al Vinitaly”. Secondo la produttrice coloro che fanno vino naturale adesso sarebbero riconoscibili e riconosciuti e quindi pronti per confrontarsi con il mondo vitivinicolo convenzionale, presentarsi agli operatori ed imporsi a quello mediatico che segue la fiera. “I nostri vini non vengono venduti in canali diversi da quelli convenzionali – precisa la Pantaleoni -. Dobbiamo confrontarci nel mercato insieme a tutti gli altri vini, comunicare le differenze, la diversità. È un lavoro ed è un sacrificio tornare in fiera, ma preferisco farlo per comunicare che adesso siamo qui, non più a 30 chilometri di distanza dove si svolgevano le altre manifestazioni, e che in termini di filosofia produttiva non abbiamo fatto alcun compromesso. Vogliamo solo comunicare che i nostri vini sono accessibili al mercato”.
Se l'intenzione del Vinitaly non è quella di competere con le fiere alternative l'allestimento dell'area espositiva comunque ammicca a quella di Cerea o di Villa Favorita. I produttori, secondo quanto riferisce la Pantaleoni, non avranno stand ma banchetti dove poter fare degustare i propri vini.
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