L'Associazione vitivinicoltori Bergamaschi
Voglio presentarvi al Vigneron, il Viticoltore, colui che si occupa della vigna, della cantina, dei travasi, colui che decide quando e quanto diradare e soprattutto quand’è il momento migliore per vendemmiare. Il Vigneron dicevo e la sua Associazione, è nata proprio qualche mese fa, una nuova associazione che vede i Vitivinicoltori bergamaschi ed i Produttori, del Valcalepio e del Moscato di Scanzo, in sinergia per portare il consumatore, e soprattutto la ristorazione, alla consapevolezza di quanto sia importante il rapporto con il territorio e con la conoscenza dei vini Bergamaschi.
Anni fa il vino bergamasco non era considerato vino prestigioso , addirittura veniva allontanato dalle tavole della ristorazione, oggi c’è stata una lieve riconquista legata soprattutto all’abbinamento con il territorio, ma ancora di più perché il singolo produttore ha lavorato con coscienza e lui per primo, lui stesso, ha proposto il suo vino alla ristorazione.
Purtroppo il Consorzio, che raggruppa le Aziende bergamasche, in questa fase, cioè nella fase della valorizzazione e della conoscenza del vino non ha brillato, soprattutto per aver perso gradatamente gran parte dei poteri che aveva, e pian piano si è svuotato delle iniziative che servono a promuovere il nostro Vino. Esiste poi una vecchia associazione di viticoltori, ma dal quale nessuno si sente rappresentato. E’ stata presa in considerazione quindi l’idea di coinvolgere personalmente quei viticoltori che fanno della loro vigna la vita, e confrontandosi hanno scoperto i punti in comune che c’erano per valorizzare i loro prodotti, anche se tutti con le loro differenze e diversificazioni, ma con un unico progetto, un’ Associazione che riporti il vino Bergamasco sulle tavole italiane.
Perché l’associazione? Perché è meno ingessata, quindi meno burocrazia, e questo senza nulla togliere al Consorzio di tutela, che vogliamo continui a vegliare e tutelare le nostre produzioni enologiche; tutte le produzioni e di tutte le Aziende. E come dice il Neo Presidente dell’Associazione Vitivinicoltori Bergamaschi, Paolo Bendinelli, “Soltanto le associazioni tra produttori e consumatori costituiscono veicoli snelli di promozione, divulgazione e ricerca”.
Quindi nessuna contrapposizione tra l’associazione ed i consorzi, che nella loro maniera di agire sono regolati dalla legge e proprio per questo alquanto ingessati; al contrario, le associazioni sono molto più elastiche. C’è infatti piena compatibilità a che un’azienda sia associata a un consorzio ed anche ad un’associazione. Non dimentichiamo che sono molte le Doc e Docg, come nel caso del Brunello di Montalcino, che da sempre sono affiancate da Associazioni tra produttori e consumatori.
Bisogna con coraggio prendere atto che negli anni ’60-’70 fu inventata una Doc utilizzando dei vitigni internazionali, come il Merlot ed il Cabernet, senza ricercare una particolarità o un espressione del territorio, devo invece sottolineare che mentre a Bergamo abbiamo estirpato una delle vigne buone della bergamasca, un autoctono come il Franconia appunto, in Friuli l’Azienda Jermann ha pensato che un vitigno di quel genere potesse dare grandi soddisfazioni, e vi garantisco che ho ancora il naso e la mente nel ricordo di quel piacevolissimo rosso degustato in questi giorni, ed alla presentazione della Guida dei vini Lombardi, ho sentito Mattia Vezzoli, enologo di grandi cantine di Franciacorta e non solo, parlare di riconquista del territorio e dei suoi vitigni autoctoni, come succede in terra bergamasca per il Moscato di Scanzo e dovrebbe succedere per il Franconia.
E’ arrivato il momento di proporre in maniera incisiva il Vino del nostro territorio alla gente di Bergamo, di Lombardia e anche oltre, pensando ai ristoratori e ai nostri piatti tipici, pensando che ci possono essere più tipologie vinose da presentare oltre al taglio bordolese, come il Vermiglio di Roxia, che da qualche anno si sta sperimentando, e che vede l’utilizzo del Moscato di Scanzo lavorato a secco, sicuramente molte aziende potrebbero, insieme ad altre, valorizzare questa sperimentazione, e rispondendo a quanto afferma il presidente del Consorzio Valcalepio, Enrico Rota, sembra davvero riduttivo pensare che i viticoltori bergamaschi, che dagli anni 80 coltivano merlot e cabernet, non possano pensare a qualificare il territorio con i nostri vitigni autoctoni accanto alla produzione di vitigni internazionali, e poco importa se siamo stati i precursori, nessuno se n’è accorto e a tutt’oggi pochi propongono la nostra DOC sulle tavole dei ristoranti.
Questo per dirvi il notevole lavoro che aspetta l’enologia bergamasca e proprio per questo ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti, di una stretta di mano che favorisca la nostra vitivinicoltura anche grazie alla nuova Associazione, alle penne dei giornalisti, a volte un pò distratti, e alle associazioni che si nutrono di vino e che dovrebbero per prime difendere i valori del nostro territorio, dalle Aziende più rilevanti a quelle che poche volte vengono citate.
Renato Rovetta
www.sommelierfriend.it
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