Conduttore della tavola rotonda, con il compito dapprima di stimolare e coordinare gli ospiti, e poi di trarre le conclusioni più idonee dagli interventi di ognuno, è stato Fabrizio Binacchi, direttore della sede RAI dell'Emilia Romagna.
Roberto Belli, presidente di Faggiola srl e padrone di casa, ha ricordato come Expo 2015 rappresenterà il più grande evento del decennio per promuovere il nostro paese, ed il territorio di Piacenza vuole rappresentare la porta tra l'Emilia Romagna e l'Expo. "Questa manifestazione è particolarmente significativa - ha ricordato Belli - perchè i consorzi di tutti i prodotti DOP ed IGP hanno collaborato, facendo rete fra di loro. Importante è anche il coinvolgimento degli studenti della Scuola Alberghiera e dell'Istituto Agrario di Piacenza: loro saranno i diplomati del 2015."
"Dobbiamo avere la capacità di valorizzare e raccontare i prodotti dei nostri territori: quanti sanno che Piacenza è la prima provincia d'Italia per la produzione del pomodoro ?", ha continuato Alessandro Ghisoni, sindaco di Podenzano.
Per il vice-presidente della provincia di Piacenza, Maurizio Parma, è fondamentale saper fare squadra, riuscire ad essere cerniera tra Emilia-Romagna e Lombardia, saper sposare il territorio con il gusto.
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"Cosa si aspetta Expo 2015 dai territori e cosa può fa Expo 2015 per i territori ?" Questo è l'interrogativo dal quale è partito Roberto Arditti, direttore della comunicazione di Expo 2015. Arditti, nel proseguio del suo intervento, ha voluto fare alcune precisazioni: "L'Expo torna a Milano dopo 109 anni. Voglio subito sgombrare il campo da equivoci: è l'esposizione dell'Italia, non di Milano, anche perchè è finanziata con i soldi di tutti gli italiani." Arditti ribadisce come sia una scommessa fondamentale, da non perdere in quanto è l'unico evento su scala mondiale che il nostro paese organizzerà nel prossimo decennio. "La partita del nostro tempo su scala planetaria è legata ai grandi eventi – ha continuato Arditti - : si pensi alle ricadute positive per la Gran Bretagna grazie alle Olimpiadi di Londra. Deve soprattutto farci riflettere l'elenco dei paesi candidati all'Expo del 2020: Brasile, Turchia, Thailandia, Emirati Arabi e Russia: paesi emergenti o leader territoriali, le cui economie galoppano. Fino ad ora siamo a 98 adesioni, ma il traguardo dei 100 paesi sarà tagliato a brevissimo. Ogni adesione porta investimenti importanti da parte della nazione aderente, porterà programmi di scambi ed opportunità da creare e sfruttare."
Per quando riguarda lo stato dei lavori, Arditti ha voluto rassicurare tutti: "Siamo indubbiamente in ritardo, ma finalmente stanno per partire i lavori per la costruzione del sito. Diana Bracco è stata nominata Commissario Generale del Padiglione italia. E bene però precisare che la società che organizza Expo non è in grado, e non è suo compito farlo, di movimentare tutto quanto c'è intorno ad Expo. Serve il contributo di tutti. Expo sarà anche loccasione di scambio di conoscenze e dibattito politico. Gli argomenti non mancano: con il previsto aumento di abitanti del pianeta (9-10 miliardi stimati nel 2050) i problemi acqua e risorse alimentari diventeranno sempre più critici, Un esempio per tutti: il cambio di abitudini alimentari della nuova piccola media borghesia di India e Cina, circa 500 milioni di persone, verso un'alimentazione più ricca soprattutto di carne, aumenterà il fabbisogno di carne: ci sarà richiesta per una quantità di bestiame probabilmente non presente e per una quantità d'acqua che non c'è."
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Tiberio Rabboni, assessore all'agricoltura della regione Emilia Romagna ha continuato sulla falsariga di Arditti: "L'Expo non è una fiera sul cibo ma un evento mondiale per riflettere insieme sulla sfida più grande per l'umanità: come nutrire il pianeta. Sfida il cui esito non è scontato: la popolazione cresce ma soprattutto cambia la dieta, spostandosi su consumi più ricchi di carne, che presuppongono un aumento di crescita delle produzioni vegetali. Il problema è che il ritmo di crescita delle produzioni vegetali nel mondo non è in grado di soddisfare l'aumento della domanda. La Cina ha acquistato 43 milioni di ettari in Africa: ci si accaparra la terra per garantirsi future possibilità di approvvigionamenti alimentari. Bisogna rigenerare l'agricoltura per renderla sostenibile: bisogna fare di più con meno, meno acqua, meno energia, con meno chimica: c'è necessità di innovazione. Non da ultimo, a rendere la situazione ancora più complicata, ci sono i cambiamenti climatici che influenzano in modo drastico l'agricoltura.
"Penso – ha proseguito Rabboni – che come esperienza agricola abbiamo qualcosa da dire, e che siamo in grado di ricevere dall'Expo stimoli e spinta ad innovare. Vogliamo e possiamo dare un contributo alla riflessione generale. Come Regione Emilia Romagna ragioniamo su una collaborazione con Expo 2015 a 3 livelli: 1)attraverso il sistema fieristico regionale: caratterizzare da qui al 2015 tutte le fiere dedicate all'agricoltura e all'alimentare sui temi dell'Expo, dedicando ad ognuna un tema particolare da approfondire, coniando un logo di avvicinamento che caratterizza le manifestazioni fieristiche: "Valori ed idee per nutrire la terra. L'Emilia Romagna verso l'Expo 2015 di Milano, ed infine cercando di calendarizzare le fiere in modo che nel 2015 non ci siano interferenze con Expo. 2)accoglienza ed ospitalità, intese non solo come alberghi alberghi ma piuttosto come capacità di essere territorio ospitante, di proporre itinerari, città d'arte, luoghi di produzione sostenubile e qualificata. Piacenza è la prima stazione del percorso. 3)Partecipazione diretta: nel padiglione Italia saremo presenti con quanto preparato in questi anni, portando le nostre eccellenze soprattutto dal punto di vista della produzione sostenibile, proponendo una risposta al grande interrogativo di come colmare il divario tra domanda ed offerta di cibo rispettando l'ambiente ed il territorio: agricoltura che non rinuncia alla quantità ma pensa anche al futuro delle nuove generazioni.
Non bisogna aspettare che dall'Expo arrivi qualcosa anche a noi: bisogna investire per avere una ricaduta.
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L'ultimo intervanto è stato di Paolo Dosi, sindaco di Piacenza: "Il nostro territorio deve uscire allo scoperto. Dobbiamo puntare molto sull'ospitalità, dobbiamo saper accogliere proponendo le nostre tipicità.Si deve fare in modo che il riordino delle provincie non ostacoli la capacità di promuovere il territorio.
Mauro Giacomo Bertolli
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