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La cooperativa vitivinicola trentina CAVIT ha rilevato la maggioranza di Kessler

Il dg Zanoni: 'Operazione strategica per rafforzare la società e migliorare reddittività. Siamo 4mila viticoltori divisi in 11 cantine'

La cooperativa vitivinicola trentina CAVIT ha rilevato la maggioranza di Kessler

Tra il made in Italy preda degli appetiti delle multinazionali straniere, c'è ancora chi - nel suo piccolo - riesce a difendere il tricolore andando a fare shopping oltre confine. Come nel caso di Cavit, la cooperativa vitivinicola trentina che ha rilevato Kessler, storica cantina del Baden Wurtemberg, nel sud della Germania, specializzata nella produzione di spumanti di qualità. "E' un'operazione piccola, ma strategica per la nostra società - spiega il direttore generale Enrico Zanoni -. La Germania è un mercato fondamentale per la spumantistica, rappresentando il 22% del consumo mondiale con 450 milioni di bottiglie l'anno e con una forte predilezione per il prodotto nazionale: l'85% del mercato è in mano ad aziende e marchi tedeschi che pure si approvigionano all'estero. Noi, in questo modo, incrementeremo la nostra presenza in Germania e valorizzeremo le nostre uve chardonnay".

La ricerca di uno sbocco in Germania era iniziata da tempo, "ma per concluderla abbiamo aspettato di trovare un'azienda premium interessata al nostro know how e al nostro approvigionamento. Questa acquisizione, però, non cambia la strategia di Cavit in Germania, che continuerà a promuovere e distribuire le sue etichette. Si tratta piuttosto - prosegue il direttore generale - di un ulteriore veicolo di valorizzazione della cooperativa: nell'ultimo anno i ricavi sono rimasti stabili a quota 150 milioni, ma è migliorata la redditività".

Prima di sbarcare in Germania, Cavit aveva concluso - anni fa - un'operazione in Cina, aprendo in qualche modo la strada dell'internazionalizzazione, ma soprattutto lanciando un segnale forte al mondo delle piccole e medie imprese: "Fare rete è fondamentale. Noi - conclude Zanoni - possiamo essere un esempio per tutti con 11 cantine che ragguppano oltre 4mila viticoltori. Nessuno da solo sarebbe riuscito a fare qualcosa, invece esportiamo oltre il 70% di tutta la produzione. Le Pmi, però, appartengono molto spesso a famiglie che faticano a mettersi d'accordo, lo Stato dovrebbe studiare una qualche forma di fiscalità agevolta per spingere gli imprenditori a fare rete".

Articolo di Giuliano Balestreri, tratto da  www.corriere.it   

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