E’ sempre un piacere partecipare a questa manifestazione che Filippo Ronco organizza ormai da dieci anni. Ed è altrettanto piacevole percorrere i carruggi che dalla Stazione ferroviaria ti conducono al porto, e fermarsi a pranzare in una tipica trattoria genovese. Questa volta abbiamo avuto la fortuna di apprezzare i tagliolini alle acciughe fresche, i moscardini saltati, le trofie al sugo di mare e la parmigiana di alletterato della Taverna di Colombo, condite da un’amabile chiacchierata sul vino con il suo oste Fausto, ex vignaiolo e “poeta in bicchiere” simpaticissimo.
I Magazzini del Cotone, che hanno ospitato la rassegna, sono una location davvero speciale. Degustando un vino, infatti, si possono ammirare il mare di Genova ed suo il porto che, nelle giornate di sole ormai estive, ci regalano scorci e colori unici. Non che prima, nelle vecchie edizioni a Palazzo Ducale ci si potesse lamentare: in quel caso lo sguardo era sempre rivolto all’insù per ammirare gli stupendi soffitti.
Non è stato facile scegliere le aziende e i vini da degustare considerando i 120 banchi presenti, abbiamo quindi cercato di scoprire nuovi produttori e di riassaggiare vini già conosciuti per avere conferme o riscoprirli diversi, alternando vini convenzionali, biologici, biodinamici o semplicemente “naturali”.
La prima parte della degustazione l’abbiamo dedicata alle aziende slovene rimanendo impressionati dai vini di carattere di Kocijancic Zanut : nei bianchi, ottimo il Jama friulano che fa una macerazione di 25 gg, ed il sauvignon con bei sentori di salvia e pomodoro, fra i rossi merlot e cabernet sauvignon in purezza. Interessanti anche Korenika & Moskon, con la sua fresca Malvasia e il ricco Paderno, e Joannes con l’intrigante verticale 2009-2013 dei suoi verdissimi Riesling.
Successivamente, graditissima, è stata la visita di due importanti aziende di spessore dell' Alto Adige, Alois Lageder, e del Trentino, Poyer&Sandri. Della prima, altoatesina e quasi totalmente riconvertita alla coltura biodinamica, abbiamo apprezzato i bianchi (ineccepibilmente eleganti ed equilibrati considerando il tipo di coltivazione) ed i rossi rimanendo piacevolmente impressionati dal finissimo pinot nero. Della seconda, trentina e vocata all’innovazione e alla creatività, abbiamo apprezzato la novità bio Zero Assoluto, vino “col fondo” torbido allo sguardo e fresco in bocca, il grandissimo besler blank ottenuto da uve riesling, kernen ed incrocio manzoni davvero complesso, quasi cremoso, con sentori di futta come albicocca e pesca, sentori minerali di idrocarburi tipici del riesling renano, una vinificazione particolare del grande Mario, enologo e socio dell’azienda, ed un invecchiamento di 6 mesi in legno e due anni in bottiglia, ed il favoloso brandy ottenuto da uve schiava e lagarino con 15 anni di storia tra distillazione, invecchiamento e filtrazione.
Bella conferma quella dei vini biologici di Marco Sara: semplice e delicato il friulano 2012, di grande carattere invece l‘Erba Alta 2012 anch’esso Friulano, seppur atipico, il cui 30% di uve è stato lasciato in sovramaturazione e vinificato a parte, per poi essere ricongiunto con l’altra parte e assemblato e affinato in legno per un anno. Avremmo voluto ricongiungere il nostro palato al suo inconfondibile Picolit, ma al nostro arrivo, ahimè, era già terminato.
La seconda parte della nostra presenza è stata dedicata ad aziende nuove o emergenti che hanno meritato il nostro interesse.
Borgo dei sapori di Cengic Irene. Bella sorpresa i primi vini bio di questa azienda agricola, espressione del territorio della doc Friuli Colli Orientali ottenuti con uve di vigne con età media di 50 anni, specie i rossi vinificati in purezza non banali né troppo morbidi. Tipico il Friulano con profumi e sentori agrumati. Il Sauvignon al naso presenta note di pesca e sambuco, in bocca si apprezzano mineralità e freschezza. Davvero apprezzabile il Cabernet che ha profumi di peperone e frutta rossa e in bocca una morbidezza ben bilanciata dall’acidità. Il Merlot è fruttato, al naso i sentori sono di frutti rossi e in bocca è ben equilibrato.
La Basia è una Azienda Agricola del Garda Classico che produce vini nella Doc Valtenesi . Molto interessante La Moglie Ubriaca 2013, chiaretto ottenuto da uve barbera, marzemino e sangiovese, spiccatamente fruttato al naso, in bocca è fresco, sapido e sorprendentemente persistente. La sua acidità ci fa apprezzare anche l’annata 2012 a dimostrazione che i vini rosati non devono necessariamente essere considerati vini d’annata. La “Botte Piena” è un classico Groppello fresco, fruttato con una bella bevibilità. L ‘Estate di San Martino ne è la versione superiore, ottenuto con rese per ettaro minori e quattro anni di invecchiamento tra inox, legno e bottiglia: al naso note di frutti rossi ma spazio anche alle note speziate, in bocca è fresco,elegante, sapido,equilibrato e persistente. Il Predefitte è ottenute da uve barbera e Rebo, un vitigno ottenuto dall’incrocio tra Merlot e Teroldego, vino con profumi di ciliegia e frutti di bosco, tannini eleganti, buone la struttura e la persistenza.
Podere ai Valloni è una splendida azienda che si trova a Boca. Il Boca Vigna Cristiana, prodotto da uve nebbiolo 70%, vespolina 20% e bonarda novarese 10% è ottenuto in maniera biologica con basse rese per ettaro e prende il nome della omonima Doc. Questo vino, le cui uve sono raccolte a mano con selezione dei grappoli, fa una macerazione di 20 giorni, dopo la quale avviene la maturazione in grandi botti di rovere per tre anni e in bottiglia per un ulteriore anno. Ogni annata si distingue in quanto vera e propria espressione di quel micro clima della Vigna Cristiana, ogni anno sempre diverso. Abbiamo avuto il privilegio di degustare una verticale degli anni 2008, 2007, 2005 e 2001 che ci ha regalato vini “diversi”. La caratteristica principale che ritroviamo in tutte le annate è l'acidità che è assolutamente decisa nel 2008 mentre nel 2007, annata calda, lascia spazio a tannini meno incisivi. Il 2005 è ancora incredibilmente fresco e sono nitidi i sentori di frutti di bosco, mentre nel 2001 si apprezzano di più profumi di spezie e frutta matura, in bocca poi è maggiore la persistenza ed i tannini sono più setosi.
La Cerreta è una bella azienda agricola biologica di tre fratelli romagnoli che hanno uno stupendo agriturismo e che tra le tante attività producono anche vino con buoni risultati. Il Bianco Virano è un interessante un uvaggio tra chardonnay e gli aromatici malvasia e moscato; il Villa Canovetti e’ un bel sangiovese da tutto pasto con sentori di frutta e fresco in bocca; il Marzolo un buon Cabernet con sentori erbacei e di frutta matura, morbido ed elegante in bocca. Ma è lo Scadurano,merlot in purezza, il vino che ci sorprende per i suoi profumi fruttati di ciliegia, i suoi bei tannini, una bella acidità, un vino equilibrato.
Menzione speciale per Francesco Guccione, grande sorpresa della giornata, le cui bottiglie sono riconoscibli dalla tipica sigillatura con la cera d’api. Nessun lievito esogeno, fermentazione malolattica spontanea, pochi travasi e nessuna filtrazione donano grande personalità ai suoi Nerello Mascalese, Perricone, Cataratto e Trebbiano. E’ proprio quest’ultimo a spiccare col suo naso pulito e senza pecche che sà tutto di Sicilia: buccia d’arancia e nocciola i profumi primari, che si ritrovano lunghi e coerenti anche all’assaggio, morbido ma con buona acidità. Il cataratto sorprende perché è vino complesso e nello stesso tempo ha una bella bevibilità, profumi agrumati, di idrocarburi, balsamici, in bocca una bellissima eleganza , uno di quei vini che fanno centro, che ne vorresti bere una bottiglia intera.Il suo Nerello Mascalese ci appare diverso dai suoi cugini etnei: ha un colore rosso scuro, è un vino con profumi erbacei , in bocca i tannini ben si bilanciano con l alcool che non si sente, lasciano spazio ad eleganza con una bella persistenza. Nel Perricone ritroviamo quell’ eleganza che contraddistingue tutti i vini di Guccione.
Volevamo terminare la degustazione con un goccio dell’esclusivo Sciacchetrà, che anche oggi, come in molte occasioni, ha voluto rendersi prezioso decidendo di non presentarsi. Ha addolcito la nostra delusione, rincuorandoci, l’Oro della Collina della Collina dei Poeti di Sant’Arcangelo di Romagna: un’elegante Albana dai profumi delicati di miele ed albicocca.
Domenico sordi
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