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Il Tai Rosso incontra gli altri Grenache d'Italia - Degustazione di Tai Rosso al Vinitaly 2015

Un percorso tra le diverse espressioni del Grenache, che in Italia assume i nomi di Tai Rosso (Colli Berici), Cannonau (Sardegna), Gamay Perugino (Umbria), Granaccia di Quiliano (Liguria), Vernaccia di Serrapetrona (Marche), Alicante Nero (Toscana)

Il Tai Rosso incontra gli altri Grenache d'Italia - Degustazione di Tai Rosso al Vinitaly 2015

Vino simbolo dei Colli Berici, il Tai Rosso (Tocai Rosso fino al 2007, quando si è dovuto rinominarlo a causa dell’omonimia con il famoso vino ungherese), è stato oggetto di una interessante degustazione tenutasi martedì 24 marzo presso lo stand del Consorzio Tutela Colli Berici e Vicenza al Vinitaly di quest’anno dal titolo “Il Tai Rosso incontra gli altri Grenache d’Italia. Storie di uomini, territori e di un vitigno giramondo”.

Il Tocai Rosso, vitigno autoctono con cui si produce questo vino, ha una strettissima parentela genetica con la Grenache francese e la Garnacha spagnola.
Le Grenacce, in Italia,  hanno trovato, in vari territori  proprie identità, che vanno dalla Sardegna con il Cannonau, alla Toscana con l’Alicante, alla Liguria con la Granaccia di Quiliano, per arrivare al Gamay Perugino in Umbria ed alla Vernaccia di Serrapetrona nelle Marche.

Proprio questo “fil rouge” è alla base della degustazione di cui parliamo: lo scopo non era in alcun modo quello di mettere in competizione i vini presentati ma piuttosto quello di rappresentare le diverse espressioni che questa famiglia di vitigni ci offre.

Tai Rosso Colli Berici DOC 2014 dell’azienda Muraro Severino
Il primo vino in degustazione è il Tai Rosso Colli Berici DOC 2014 dell’azienda Muraro Severino di spiccata tipicità ed estremamente rappresentativo dell’annata; rosso rubino piuttosto scarico con una freschezza accentuata ed una notevole fragranza delle note fruttate, molto armonico nel complesso.

Costa Toscana IGT Alicante 2013 di Ampeleia
Di seguito il Costa Toscana IGT Alicante 2013 di Ampeleia, da una vigna in alta maremma sulle colline metallifere a circa 300 mt. slm, immersa nella macchia mediterranea; il territorio si riflette perfettamente nel bicchiere, dove la freschezza e l’accentuata mineralità, unite ad una trama tannica delicata ma comunque di spessore, ben si armonizzano in un vino fine, elegante ed estremamente piacevole.

La Bisbetica Rosè 2013 di Madrevite
Gamay del Trasimeno in purezza (che a dispetto del nome è in realtà anch’esso una grenaccia), di bellissimo colore ed ottima complessità, con sentori di marasca e lampone che evolvono fino alla liquirizia per La Bisbetica Rosè 2013 di Madrevite.

Riviera Ligure di Ponente Doc Granaccia 2013 di Innocenzo Turco
Il viaggio prosegue poi fino ai Colli Savonesi con una granaccia di Quiliano, il Riviera Ligure di Ponente Doc Granaccia 2013 di Innocenzo Turco, portabandiera di questo interessante vino, di ottima persistenza e mineralità.

Tai Rosso 2013 di Pegoraro
Si torna poi sui Colli Berici con il Tai Rosso 2013 di Pegoraro, dal tannino delicato e note di marasca e lampone, da vigne allevate a pergola di circa 15/20 anni.

Serrapetrona DOC 2012 dell’azienda Quacquarini
Dalle Marche e più precisamente dal maceratese arriva il Serrapetrona DOC 2012 dell’azienda Quacquarini, dalla vinificazione in purezza di uve vernaccia nera, con spiccati sentori di piccoli frutti rossi maturi ed una delicata speziatura.

Tai Rosso Colli Berici DOC Thovara
I Colli Berici tornano protagonisti con il Tai Rosso Colli Berici DOC Thovara, di Piovene Porto Godi; dal colore decisamente più intenso e profondo, questo vino, che matura per un anno in tonneaux francesi, risente positivamente della bassissima resa di 35 quintali/ettaro. Presenta ottimi sentori di confettura rossa, grande morbidezza e persistenza.

Nepente di Oliena dell’azienda Fratelli Puddu
Per l’ultimo vino di questo bel viaggio nelle italiche grenacce, si approda in Sardegna con un altro vino simbolo del proprio territorio: il Cannonau. Il Nepente di Oliena dell’azienda Fratelli Puddu, le cui note di mirto e macchia mediterranea ne rendono inconfondibile la provenienza, ha un’ottima entrata in bocca, piacevolmente fresca con un bel finale speziato.

Senza volere in questa sede riprendere la polemica sulla sentenza della corte di giustizia europea che ha tolto la possibilità di utilizzare il nome “Tocai”, non si può comunque ignorare il fatto che il nome “Tai” non si è rivelato, alla luce dei dati di mercato, la soluzione più appropriata, soprattutto per la perdita di rapporto con il territorio, così importante nel moderno panorama enologico, che ha in parte disorientato il consumatore.
Da qui la scelta di usare spesso nomi di un “cru” o di fantasia, anche se non mancano esempi di aziende che hanno coraggiosamente scommesso sulla denominazione “Tai” e che stanno raccogliendo ottimi risultati anche sul fronte delle vendite.
Il nostro auspicio è che, sia che si continui sulla strada intrapresa con il “Tai”, sia che si cerchi una nuova denominazione che ne riallacci più strettamente il legame con il territorio, la ricerca della qualità resti la costante dei produttori di questo vino, che dalle sue versioni più delicate alle più strutturate riserve, rappresenta con la sua ottima bevibilità e convivialità, una grande tradizione di questa regione.

Luca Vittori




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