Dopo alcuni anni passati a presentare vini, cantine ed eventi del mondo del vino, percorrendo migliaia e migliaia di chilometri, girando di cantina in cantina, ho deciso di dare ancora più spazio ai veri protagonisti di questo magico mondo, i produttori: da qui l'idea di farveli conoscere, intervistando uno ad uno tutti coloro che hanno avuto voglia di aderire a www.italiadelvino.com . Il progetto è ambizioso, perché si tratta di fare qualche centinaio d'interviste. Ho così deciso di avvalermi anche della penna di alcuni dei collaboratori-colleghi che mi hanno accompagnato in tratti di questo percorso. Il primo è Augusto Gentilli.
Mauro Giacomo Bertolli
2016-02-06 Nel centro di Chiuro, all'interno di Palazzo Quadrio - che fu di Maurizio Quadrio, luogotenente di Giuseppe Mazzini e ultimo discendente di un'importantissima famiglia valtellinese - Pietro Balgera, detto Pedrin, fondò, nel lontano 1885, la propria Cantina che da allora continua a tramandare la tradizione vitivinicola di questa Valle. L’Azienda è ancora oggi a gestione interamente famigliare: Paolo è, infatti, aiutato dai due figli - Luca, enologo, e Matteo, che si occupa sia della gestione della vigna sia della cantina - nonché dalla moglie Paola e dalla sorella Daniela, rispettivamente per il lavoro di ufficio e per il settore commerciale e l'ospitalità.
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Paolo Balgera con il nostro Mauro Giacomo Bertolli |
Paolo puoi raccontarci gli eventi più significativi della storia della tua Azienda?
Personalmente, ritengo che nella lunga storia della mia Azienda alcuni avvenimenti abbiano segnato profondamente la sua crescita e, pertanto, l'importanza di ciascuno di questi “momenti” è stata sottolineata da una profonda verticale dei nostri vini. Mi riferisco al 2013, quando abbiamo inaugurato le cantine storiche al termine di un lungo e attento restauro, al 2014, quando è stato inaugurato il nuovo reparto dedicato alla vinificazione e al 2015, quando abbiamo festeggiato i 130 anni di attività. Nel 2016, la verticale sarà dedicata al ricordo di Maurizio Quadrio a 140 anni dalla sua scomparsa.
Quali sono gli aspetti essenziali che possono delineare al meglio la tua Cantina e la tua attività di vignaiolo? La nostra è la Cantina più tradizionalista della Valtellina nonché l'unica a conservare alcuni decenni di annate storiche. In cantina, il vino non è soggetto ad alcun trattamento a eccezione di un assai contenuto uso di solfiti. Nel 2016 inizieremo, inoltre, il percorso di conversione al biologico.
Cosa deve sapere esprimere nel bicchiere, secondo te, un vino a base Nebbiolo - o Chiavennasca come viene chiamato in Valtellina - per rappresentare al meglio questo aspro, ma affascinante, territorio? Innanzitutto finezza, eleganza e mineralità. Alla vista, deve presentarsi di tonalità tra il rubino e il granato, in relazione al suo invecchiamento, e di intensità assai contenuta. Il naso deve esprimere i frutti rossi, i fiori rossi appassiti, la liquirizia, lievi sentori balsamici e, col tempo, il cuoio e il caffè. In bocca, deve regalare più eleganza che potenza ed essere sapido, minerale, fresco e con tannini setosi ma evidenti.
Sei considerato un sostenitore della tradizione vitivinicola valtellinese: quali gli aspetti essenziali di questa tradizione? I vini della nostra Valle sono da sempre noti per la loro estrema longevità e mineralità; non mostrano mai grande intensità cromatica ed esprimono molta più finezza che potenza. Ritengo quindi che sia proprio la costante ricerca della finezza e della longevità il mio modo di tramandare le nostre tradizioni vitivinicole.
Il Disciplinare del Valtellina Superiore Docg prevede differenti sottozone: qual è quella che meglio interpreta la filosofia della tua Azienda? Noi produciamo Valtellina Superiore Docg di tutte le sottozone con la sola eccezione di Maroggia. Ammetto, però, di avere un debole per la Valgella. È una sottozona spesso un po' “snobbata” che, al contrario, regala - a mio avviso - vini di grande finezza ed eleganza. Inoltre, grazie ai suoli più profondi e a pendenze generalmente meno estreme è possibile, impiantando i vigneti a giropoggio, meccanizzare almeno alcune fasi del lavoro in vigna.
La tua attività è da sempre a conduzione rigidamente famigliare: qual è, in relazione alla tua esperienza, il valore aggiunto di questa realtà? Ci puoi raccontare un aneddoto o un evento di storia famigliare che ritieni rappresentativo? Noto che sia gli enoturisti sia gli importatori e i distributori percepiscono chiaramente la passione che emerge da una gestione totalmente famigliare. Per quanto mi riguarda, l'evento davvero importante nella nostra Azienda ci sarà nel corso di quest'anno con l'ingresso ufficiale in Azienda dei miei figli, ovvero della quinta generazione di Balgera.
La vitivinicoltura eroica e i terrazzamenti sono la firma fondamentale della coltivazione della vite in questa Valle: come influiscono questi aspetti sul vostro lavoro? La coltivazione della vite in Valle è indissolubilmente legata ai terrazzamenti: questo fatto, se da un lato aumenta enormemente il lavoro necessario - per coltivare un ettaro di vigna terrazzata sono necessarie oltre 1600 ore di lavoro per ettaro all'anno - dall'altro dà vita a uve, e quindi a vini, di grande qualità e con una forte connotazione territoriale. Ci tengo a ricordare come i viticoltori rappresentino il vero presidio per il mantenimento del territorio, come dimostrato durante la drammatica alluvione del 1987; è davvero un peccato che questo importante ruolo non venga riconosciuto con un adeguato compenso per le uve.
Lo Sforzato Docg è uno dei prodotti simbolo di queste terre: cosa ritieni che debba regalare nel calice questo grande vino? Dovrebbe esprimere l'appassimento - nel nostro caso di quattro mesi - e, pertanto, essere un vino più “deciso”, di maggior ampiezza, struttura e intensità senza che tutto ciò vada a scapito della finezza. Il suo bouquet deve connotarsi di frutta rossa matura, confettura di prugne e violetta appassita; in bocca deve saper coniugare ampiezza, potenza ed eleganza mantenendo, nel contempo, bevibilità.
Quale ritieni essere il tuo vino più rappresentativo e perché? Valutando sia la qualità sia l'importanza per la nostra storia aziendale, ritengo che questo “titolo” vada alla Riserva del Fondatore - Valtellina Superiore Docg, un vino capace di fondere intensità e struttura a eleganza, finezza e tipicità.
Riserva del Fondatore - Valtellina Superiore Docg 2001 Questo vino, dopo ben 14 vendemmie, è ancora capace di stupire per la luminosità del suo caldo color granato e per la fragranza del suo bouquet. Il naso - intenso, complesso, minerale e di ottima finezza - rivela sentori di piccoli frutti, potpourri di fiori rossi, confettura di prugne, liquirizia, scorze di arancia e spezie dolci oltre alla tipica nota ematica e alla soffusa vena balsamica. In bocca, è ampio e di corpo ed è sostenuto dall'ancora evidente freschezza e da tannini di grande eleganza e avvolgenza; assai lunga la persistenza.
Un piatto da abbinare a un tuo vino e perché? Sicuramente i pizzoccheri abbinati a un Valgella Riserva, un vino in grado di pulire la bocca in modo gradevole e non aggressivo grazie alla sua freschezza e ai suoi tannini setosi e avvolgenti.
Augusto Gentilli per www.italiadelvino.com
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