Dopo alcuni anni passati a presentare vini, cantine ed eventi del mondo del vino, percorrendo migliaia e migliaia di chilometri, girando di cantina in cantina, ho deciso di dare ancora più spazio ai veri protagonisti di questo magico mondo, i produttori: da qui l'idea di farveli conoscere, intervistando uno ad uno tutti coloro che hanno aderito a www.italiadelvino.com . Il progetto è ambizioso, perché si tratta di fare qualche centinaio d'interviste. Ho così deciso di avvalermi anche della penna di alcuni dei collaboratori-colleghi che mi hanno accompagnato in tratti di questo percorso. Il primo è Augusto Gentilli.
Mauro Giacomo Bertolli
2016-03-20 Tre piccole frazioni - Botticino Mattina, Botticino Sera e San Gallo - costituiscono il comune di Botticino. Un lembo di terra in provincia di Brescia, in equilibrio fra pianura e Prealpi, noto per le sue cave di marmo pregiato utilizzato per la costruzione dell'Altare della Patria a Roma, della Casa Bianca a Washington, della Statua della Libertà e della stazione centrale di New York. Botticino è, come quasi tutti i piccoli comuni italiani, anche - se non soprattutto - un comune dalle salde radici agricole che dalla terra, oltre che dalla roccia, ha tratto per secoli il sostentamento per i suoi abitanti. È proprio a Botticino Sera che Claudio Franzoni, con l'aiuto della moglie Stefania, mantiene viva, insieme a un piccolo gruppo di appassionati produttori, la tradizione del vino in queste terre nelle quali viene prodotto da millenni. È dall'ormai lontano 1968 che questi vini hanno ottenuto la Doc; Claudio, attualmente, ricopre anche l'incarico di Presidente del Consorzio Botticino.
Claudio potresti raccontarci gli eventi più significativi della storia della tua Azienda? Era il 1911 quando Fedele, il mio bisnonno, inizia la sua attività di mediatore di uve e apre una piccola bottega per commerciare il vino. Trascorsi gli anni bui delle due Guerre mondiali, mio nonno Fedele decide di coltivare la vite e produrre direttamente vino. Aiutato dall'amico Michele Bracchi, nel 1948 capisce che il primo passo è scegliere accuratamente i vitigni da utilizzare tra i tanti allora presenti sul territorio e comprendere le percentuali migliori delle diverse varietà per ottenere un vino di qualità- La scelta cade su Barbera, Marzemino, Sangiovese e Schiava gentile gettando – di fatto – le basi dell'attuale disciplinare. Acquistata e ristrutturata la vecchia filanda, inizia, pur mantenendo l'attività di commerciante, la sua avventura di produttore. Mio padre, Sergio, acquista poi una linea di imbottigliamento iniziando così, negli anni '60, la vendita in bottiglia del nostro vino. Il resto è storia recente: dopo alcuni anni di lavoro in Azienda, alla scomparsa di mio papà nel 1997, decido di provare a espandere l'attività acquistando anche l'Azienda Bonetti e, contemporaneamente, abbandono definitivamente l'attività di commerciante per dedicarmi esclusivamente al mio vino.
Quali sono gli aspetti essenziali che possono delineare al meglio la tua Cantina e la tua attività di vignaiolo? Il nostro percorso è sempre più improntato alla ricerca della qualità. In tal senso deve essere vista anche l'acquisizione dell'Azienda Bonetti, all'interno della quale vi sono dei vigneti particolarmente vocati. In cantina, adottiamo le nuove tecnologie, ad esempio il controllo della temperatura durante la fermentazione, senza però dimenticare la tradizione ed ecco, quindi, che i nostri vini maturano in grandi botti di rovere di Slavonia di capacità comprese fra i 10 e i 170hl.
La tua Azienda produce principalmente Botticino Doc, interpretato in quattro etichette differenti: quale, a tuo avviso, la firma stilistica che li accomuna? Direi senza dubbio l'appassimento delle uve che utilizziamo a scalare nelle quattro tipologie: 100% nella Foja d'Or Riserva, 50% nel Foja d'Or e 10% nel Tenuta Bettina e nel Ronco del Gallo. In tal modo arricchiamo la struttura dei nostri vini, ne ampliamo il panorama olfattivo senza perderne, però, le connotazioni di tipicità derivanti dai vitigni e dai nostri suoli così ricchi di calcare.
La tua Azienda utilizza in vigna le metodologie della lotta integrata: ci puoi spiegare in cosa consistono e come il loro utilizzo si riflette nei tuoi prodotti? La tutela dell'ambiente è ormai divenuta una priorità. In Azienda abbiamo, pertanto, scelto di mantenere i vigneti totalmente inerbiti, eliminare qualsiasi concimazione chimica praticando il sovescio e di non effettuare trattamenti con fitofarmaci in classe 1 o 2; inoltre, abbiamo partecipato a una ricerca finanziata dalla Regione Lombardia per il contenimento del legno nero e della flavescenza dorata dalla quale è emersa l'importanza di contenere alcune specie vegetali infestanti, quali il convolvolo, che possono ospitare gli insetti vettori di queste malattie. Da ultimo, ma non certo per importanza, prima del trattamento obbligatorio contro la flavescenza provvediamo allo sfalcio dei prati fioriti per evitare che le api possano trasferire il fitofarmaco durante la loro attività di bottinamento.
La tua attività è, da sempre, a conduzione rigidamente famigliare: qual è, in relazione alla tua esperienza, il valore aggiunto di questa realtà? È una medaglia con due facce: la prima – quella davvero importante – è che possiamo tenere direttamente controllata tutta la filiera produttiva verificando, in prima persona, che tutto venga svolto con la massima cura. Il rovescio di questa medaglia è che il lavoro non finisce mai perché ogni momento comune diventa occasione di confronto e approfondimento per migliorare il nostro lavoro, ma – in fondo – anche questo fa parte del gioco...e va bene così.
I tuoi vigneti si trovano in gran parte su pendii assai acclivi: come influisce tale fatto sul tuo lavoro e sulle caratteristiche dei tuoi vini? Il lavoro ne risente soprattutto in termini di costi perché la meccanizzazione è minima e possibile solo dove le pendenze sono minori e abbiamo potuto convertire i vigneti a ritocchino. D'altro canto, gli ottimali orientamenti dei versanti garantiscono prolungate esposizioni al sole e le frequenti brezze ci aiutano a ottenere uve sane pur con trattamenti limitati e poco aggressivi.
Quale ritieni essere il tuo vino più rappresentativo e perché? Sicuramente il Foja d'Or Riserva in virtù dell'estrema attenzione che poniamo nel produrlo. È un vino che viene realizzato solo nelle annate migliori e che invecchia almeno 4 anni in botte prima dell'imbottigliamento.
Un piatto da abbinare a un tuo vino e perché? L'abbinamento di tradizione per un Botticino è sicuramente lo spiedo bresciano o, in ogni caso, arrosti, brasati o formaggi stagionati, tutti piatti che richiedono vini freschi, ben strutturati e di ottimo equilibrio.
Foja d'Or Riserva 2008 - Botticino Doc Non si può non rimanere affascinati dall'impenetrabile - ma nel contempo luminoso e inaspettatamente giovanile - colore rubino che lentamente riempie il nostro bicchiere mentre ci prepariamo all'assaggio. Il naso si rivela immediatamente di grande intensità, finezza e complessità lasciandoci chiaramente percepire sentori di frutta scura – mirtillo, confettura di more, prugne Sunsweet – capaci di fondersi con le note di fiori di glicine, liquirizia, mallo di noce, pepe nero e chiodi di garofano che, poco alla volta, si propongono ai nostri sensi; le sette vendemmie trascorse si palesano nelle prime intriganti sensazioni di cuoio. Una nota di merito ai sentori di appassimento che arricchiscono un bouquet già assai complesso senza intaccarne minimamente la piacevolezza. L'ingresso in bocca è ampio, diretto e compatto: il corpo robusto sorregge bene l'alcol e acquista equilibrio e piacevolezza di bevibilità grazie a tannini di ottima fattura e alla ben presente freschezza. La lunga persistenza prolunga nel tempo un assaggio molto più che consigliato.
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Augusto Gentilli per www.italiadelvino.com
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