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La Mornasca, antico vitigno recuperato da Domenico Cuneo

Il titolare di Cascina Gnocco racconta al nostro Augusto Gentilli una storia di passione e tradizioni

La Mornasca, antico vitigno recuperato da Domenico Cuneo


LE INTERVISTE DI www.italiadelvino.com



Dopo alcuni anni passati a presentare vini, cantine ed eventi del mondo del vino, percorrendo migliaia e migliaia di chilometri, girando di cantina in cantina, ho deciso di dare ancora più spazio ai veri protagonisti di questo magico mondo, i produttori: da qui l'idea di farveli conoscere, intervistando uno ad uno tutti coloro che hanno aderito a www.italiadelvino.com . Il progetto è ambizioso, perché si tratta di fare qualche centinaio d'interviste. Ho così deciso di avvalermi anche della penna di alcuni dei collaboratori-colleghi che mi hanno accompagnato in tratti di questo percorso. Il primo è Augusto Gentilli.

Mauro Giacomo Bertolli

2016-04-03
La volontà di rimanere legati alle tradizioni deve essere temperata, per poter reggere la sfida del mercato globale odierno, dalla capacità di recepire quanto di valido ed effettivamente migliorativo  gli ultimi decenni di ricerca e innovazione hanno saputo portare nel mondo del vino. Domenico Cuneo, attuale titolare di Cascina Gnocco a Mornico Losana in Oltrepò Pavese, ha saputo interpretare al meglio questa sfida recuperando un'antica e quasi dimenticata varietà - la Mornasca o Uva di Mornico - adattando però le pratiche di vigna e le interpretazioni in cantina per poter così ottenere, da un'uva storicamente vocata alle grandi produzioni di bassa qualità, vini di ottimo livello, quali un rosso importante e un interessante Spumante Metodo Classico.
Le parole di Domenico ci guideranno ora alla scoperta di questo raro vitigno e della sua Azienda.

Domenico potresti raccontarci i momenti più significativi della storia della tua Azienda?
La storia di Cascina Gnocco ha inizio nel 1923 con i miei trisnonni che, acquistata Cascina Gnocco qui a Mornico Losana, iniziano a coltivare la vite. Una prima svolta importante si ha nel 1951 con il fidanzamento - e il successivo matrimonio - di mio papà. Suo suocero è, a sua volta, viticoltore e commerciante di vini su Milano e le due famiglie decidono di unire le attività sotto il nome dell'azienda del suocero, Perotti Amato; sotto tale marchio, il lavoro continua e, a partire dagli anni '50, ha inizio anche l'imbottigliamento. Negli anni '70, mio papà decide di dare il proprio nome all'Azienda di famiglia che diviene così Cuneo Mario. Io subentro nel 1984 con la scomparsa di mio papà e, a partire dal '90, decido di ritornare al nome originale di Cascina Gnocco. Negli ultimi otto anni sono stato aiutato nel lavoro da mio figlio Fabio che, dopo una laurea in Scienze Motorie, ha deciso di continuare la nostra ormai storica attività.

Un giovanissimo Domenico Cuneo con il grande Gianni Brera



Quali sono gli aspetti essenziali che possono delineare al meglio la tua Cantina e la tua attività di vignaiolo?
In un territorio che si caratterizza per la molteplicità delle etichette prodotte da gran parte delle Aziende e per l'ampio spazio dato anche alle varietà non strettamente oltrepadane, negli ultimi anni ho deciso di incentrare tutta la mia attività su due vitigni di antichissima tradizione - Mornasca e Croatina - e su tre sole etichette, ovvero l'Orione, il rosso fermo da uve Mornasca, il Rosé - lo Spumante Metodo Classico ottenuto dal medesimo vitigno - e la Bonarda Doc vivace da Croatina in purezza. La speranza è che venga chiaramente compresa la mia volontà di esprimere la storia di queste colline attraverso due tra i vitigni che, pur se in modo differente, più le rappresentano.

La tua Azienda - con l'ingresso di Fabio, tuo figlio - ha raggiunto la sesta generazione: qual è, in relazione alla tua esperienza, il valore aggiunto di un'Azienda così legata alla storia della propria famiglia e del proprio territorio?
Credo che tale valore vada cercato nella consapevolezza di aver creato e mantenuto nei decenni qualcosa di importante e che, proprio da questa consapevolezza, provenga, sia per me sia per mio figlio, la forza e l'entusiasmo per continuare nonostante le mille difficoltà; per me, poi, è molto importante sapere che, grazie a Fabio, tutto ciò potrà continuare a esistere.

Nel corso della tua attività, con l'importante aiuto di tuo figlio Fabio, hai investito molto tempo e risorse per il recupero della Mornasca, un vitigno tipico di Mornico Losana: ci puoi raccontare la storia di quest'uva e del tuo lavoro per la sua valorizzazione?
Questo vitigno è presente in comune di Mornico almeno dalla fine del XIX secolo; le fonti storiche a riguardo sicuramente non ci aiutano: unica citazione scritta, con molta probabilità riferibile alla Mornasca, è quella dell'Ugone riportata nei Bollettini del Comizio Agrario di Pavia nelle annate 1884-1887 nella rubrica “Notizie di Ampelografia per la provincia di Pavia”, a cura della Commissione Ampelografica provinciale presieduta dall’avvocato Carlo Giulietti. Le recenti analisi genetiche non sono state in grado di fornire ulteriori chiarimenti riguardo le sue origini e le sue parentele anche se inducono a ritenerla una delle varietà più antiche dell'Oltrepò Pavese. Nel territorio di Mornico è stata molto diffusa fino agli anni '90 dello scorso secolo, in virtù della sua elevata produttività e della sua ottima resistenza alle principali malattie, per essere utilizzata nelle produzione di vini sfusi. Con la diminuzione della vendita di tali vini iniziò il declino e l'espianto massiccio della Mornasca. Io ho cercato di vinificarla in purezza fin dall'inizio degli anni '90 ma, convinto che non fosse idonea alla produzione di un rosso importante, provai a vinificarla in bianco con risultati, però, assai modesti. Una serie di eventi casuali mi portarono, nel 2005, a vendemmiare quelle uve molto più tardi del solito – a metà ottobre – nonché ad avere una produzione molto bassa a seguito di una potatura corta e di un'estate assai siccitosa. Mi accorsi che l'uva aveva in tal modo acquisito caratteristiche assai migliori e decisi di vinificarle in rosso e di affinare il vino, così ottenuto, in tonneaux. Stava nascendo l'Orione. In seguito, con l'aiuto del Prof Failla e di Laura Rustioni, furono condotte le ricerche necessarie per farla inserire nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite e ottenere così l'autorizzazione a coltivarla esclusivamente in provincia di Pavia.

Continuando a parlare di Mornasca, quali le sue sue caratteristiche e le sue principali attitudini nella produzione di vini?
A rese intorno ai 100q/ha, la Mornasca, soprattutto se vendemmiata precocemente, dà origine a vini poco colorati, molto freschi e a bassa gradazione: nasce da queste caratteristiche, nonché dalle mie prime esperienze di vinificazione in bianco, l'idea di produrre un Metodo Classico Rosé con una permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi. A rese più basse, intorno ai 60q/ha, e con vendemmie più tardive si ottengono, al contrario, vini rossi strutturati e longevi con tannini importanti, idonei all'affinamento in legno e connotati da evidenti note fruttate e speziate.

La Croatina, alla base del notissimo vino Bonarda O.P. Doc, è un altro vitigno simbolo delle tue terre: quali, a tuo avviso, le sue principali qualità?
È un'uva in grado di dare origine a vini armonici, di facile beva e capaci di dare redditività già nel corso dell'anno. Mio figlio ed io la vinifichiamo in purezza con lo scopo di produrre una Bonarda Doc vivace che coniughi struttura e facilità di beva.

Quale ritieni essere il tuo vino più rappresentativo e perché?
Sicuramente l'Orione: è un vino austero e longevo, in grado di emozionare e di valorizzare pienamente la Mornasca.

Un piatto da abbinare a un tuo vino e perché?
Propongo ancora l'Orione accompagnato da un piatto importante di carne rossa o selvaggina: la sua struttura, i suoi tannini e la sua lunghezza richiedono, infatti, piatti ricchi, succulenti, con profumi intensi e ottima persistenza; di grande interesse anche il suo abbinamento con formaggi a pasta dura lungamente stagionati.

Augusto Gentilli   per   www.italiadelvino.com


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