Dopo alcuni anni passati a presentare vini, cantine ed eventi del mondo del vino, percorrendo migliaia e migliaia di chilometri, girando di cantina in cantina, ho deciso di dare ancora più spazio ai veri protagonisti di questo magico mondo, i produttori: da qui l'idea di farveli conoscere, intervistando uno ad uno tutti coloro che hanno aderito a www.italiadelvino.com . Il progetto è ambizioso, perché si tratta di fare qualche centinaio d'interviste. Ho così deciso di avvalermi anche della penna di alcuni dei collaboratori-colleghi che mi hanno accompagnato in tratti di questo percorso. Il primo è Augusto Gentilli. Mauro Giacomo Bertolli
2016-06-14 Le montagne sono qualcosa di più di semplice increspature sulla crosta del nostro Pianeta: le montagne sono l'anima e il sangue di chi le vive, sono la passione pura e assoluta per chi le percorre, sono la madre e il padre per gli animali e le piante che le ricoprono. Ecco, quindi, che appare del tutto naturale che un grande uomo nato tra le montagne della Valtellina - Carlo Negri - abbia trovato, nel 1971, in un giovassimo enologo trentino - Casimiro Maule - il proprio perfetto interlocutore, ed erede spirituale, per continuare quel percorso di rinascita e di costante ricerca della qualità da lui tanto fortemente voluto per il proprio vino e per quello della sua amata Valtellina. Nelle prossime righe, sarà lo stesso Casimiro a guidarci, con le sue risposte, nel passato, nel presente e nel futuro dell'Azienda nella quale lavora da ormai 45 anni: la Nino Negri.
Casimiro, ci puoi narrare, per sommi capi, la tua più che quarantennale esperienza presso la Nino Negri? Non c'è molto da raccontare: penso di poter riassumere questi anni dicendo che mi hanno donato la piena consapevolezza della necessità di continuare sempre a lavorare con impegno e con la coscienza di non avere mai finito di imparare. Finita la scuola, sei ricco di grandi idee e grande entusiasmo ma, alla prova dei fatti, la realtà si mostra molto diversa. Lo studio ti ha fornito gli strumenti ma a quel punto dovrai imparare ad usarli entrando in profonda sintonia con il territorio dove ti troverai a lavorare conoscendone i suoli, il clima, i vitigni e le relative tecniche di vinificazione per riuscire, così, ad interpretare al meglio ogni singola vendemmia. Ogni annata è diversa e tali differenze devono essere rispettate e valorizzate. È, inoltre, fondamentale imparare a conoscere il mercato perché il vino, oltre a essere prodotto bene, deve anche essere venduto. La Nino Negri mi ha offerto la straordinaria opportunità di seguire, in queste quattro decadi, l'intera filiera, dalla vigna alla degustazione e alla vendita: un lavoro impegnativo ma di enorme soddisfazione.
All'inizio del tuo percorso professionale presso questa grande Azienda hai avuto la fortuna di conoscere Carlo Negri: cosa ti ha lasciato, umanamente e professionalmente, questo grande valtellinese? Ho sempre profondamente ammirato la sua capacità di stare con le persone, fossero queste viticoltori oppure ministri. Ascoltava e rispettava l'uomo che stava dietro il lavoro o il titolo. Ovviamente, le sue grandi capacità tecniche mi sono state di aiuto ma ho ancora più apprezzato la sua grande voglia di far conoscere e amare i vini di Valtellina nel mondo curandone la qualità anche nel minimo dettaglio.
Cosa deve sapere esprimere nel bicchiere, secondo te, un vino a base Nebbiolo prodotto in Valtellina, per rappresentare al meglio questo aspro, ma affascinante, territorio? Un Nebbiolo di Valtellina deve avere colore poco intenso - io amo definirlo trasparente - ma, nel contempo, esprimere un panorama olfattivo molto ampio; deve, soprattutto, spiccare per mineralità, finezza e bevibilità. Qui da noi le vigne crescono sulla roccia che dona al vino grande nerbo e una lunga vita. In altre parole, un grande Nebbiolo della nostra Valle deve saper coniugare potenza ed eleganza.
L'Azienda Nino Negri è da sempre molto attenta all'innovazione: quali gli aspetti più importanti di quanto emerso negli ultimi anni in ambito vitivinicolo e quali, a tuo avviso, i prossimi sviluppi più promettenti? Nel nostro territorio, già da molti anni, l'obiettivo principale della ricerca in vitivinicoltura è quello di riuscire a ridurre il numero di ore di lavoro annue per ettaro nonché di rendere tale lavoro meno disagevole senza, condizione ovviamente imprescindibile, compromettere tipicità, longevità ed eleganza dei vini che produciamo. Non credo che il nostro lavoro necessiti di eroi e trovo, soprattutto, che non sia giusto che ve ne siano. Porto grande rispetto per tutti coloro i quali lavorano le vigne e ritengo sia giusto migliorare le loro condizioni di lavoro ogni qual volta sia possibile farlo senza perdita di qualità nel vino.
Per la maturazione dei tuoi vini utilizzi sia botti grandi sia botti piccole: ci puoi aiutare a comprendere meglio come decidi, a seconda del vino, quale delle due tipologie utilizzare? Dipende dal vino che voglio ottenere. Amo molto la nostra tradizione di maturare il vino nelle botti grandi così come tanto l'amava Carlo Negri. Durante un lungo periodo di difficoltà della vitivinicoltura valtellinese, ho introdotto in cantina le botti piccole per dar vita a vini che potessero aprirci le porte di nuovi mercati. Oggi continuo ad usarle, anche se ritengo che il loro corretto utilizzo sia più difficile rispetto a quello delle botti grandi, ma continuo, nel contempo, a impiegare anche le botti tradizionali in modo da ottenere una gamma di prodotti in grado di soddisfare un maggior numero di consumatori.
Data l'estrema parcellizzazione delle proprietà, la Nino Negri riceve una parte importante delle proprie uve da storici conferitori che vengono seguiti nel corso di tutta la gestione della vigna. Per il futuro, si prospetta il grave problema dell'elevata età media di questi vignaioli: quali, a tuo avviso, le soluzioni a questo problema? I nostri 250 conferitori sono riuniti, dal 1988, nella cooperativa Viticoltori Valtellinesi Associati - VI.V.ASS. Noi li sosteniamo sia fornendo loro assistenza in vigna e possibilità di aggiornamento tecnico sia garantendo l'acquisto delle uve a un prezzo corretto. Ritengo che la soluzione al problema posto dalla domanda passi dall'aumento del prezzo di acquisto delle uve che renderebbe il loro lavoro più remunerativo e, pertanto, di maggior interesse per i giovani. Per far ciò è necessario continuare a curare al meglio sia la qualità delle uve sia quella dei vini, in modo da poter vendere le bottiglie al giusto prezzo garantendo così un adeguato guadagno a tutti gli attori della filiera. Bisogna, pertanto, confrontarsi col mercato globale e riuscire a inserire i vini della nostra Valle tra le eccellenze non solo italiane ma mondiali.
Lo Sforzato Docg “5 Stelle” rappresenta un aspetto fondamentale della storia della Nino Negri e della rinascita del vino valtellinese: ci puoi raccontare come è nato questo grande vino e quali sono i principi fondamentali ai quali ti ispiri durante la sua produzione sia in vigna sia in cantina? È un vino nato nel 1983 in un periodo di grave crisi della vitivinicoltura valtellinese per cercare di aprire, con un prodotto di estrema qualità e gusto più moderno, una porta verso altri mercati. È prodotto da uve altamente selezionate - ben tre cernite prima della vinificazione - soggette a un lungo periodo di appassimento naturale (120 giorni) in fruttai ventilati e a bassa temperatura. Il vino finisce la fermentazione alcolica e svolge quella malolattica in piccole botti nuove di altissima qualità dove poi rimane per il periodo di maturazione. Personalmente, oltre ad avermi dato grandi soddisfazioni professionali, ritengo che sia stato il vino che mi ha permesso di comprendere a fondo l'eccezionale valore del Nebbiolo in Valtellina.
Lo Sciur, nato a seguito della vostra collaborazione con alcuni importanti Istituti lombardi e con numerosi professionisti di differenti settori, rappresenta l'ultimo nato in casa Nino Negri: ci vuoi descrivere questo importante progetto nonché il vino che ne è derivato? È il vino che mi ha dato nuovi stimoli per rimanere in Azienda e continuare a lavorare. Sono molto coinvolto dall'obiettivo di questo progetto: produrre vino di qualità nel pieno rispetto del territorio. Con lo Sciur vogliamo valorizzare e preservare il territorio, il vigneto, i vignaioli e i consumatori nonché la storia e la cultura enoica della Valtellina. Il suo nome, oltre a essere la forma dialettale del termine “Signore”, può essere letto come l'acronimo di: Sostenibile, Concreto, Innovativo, Unico, Responsabile. Questo vino rappresenta la volontà della Nino Negri di essere in prima linea nello sviluppo di una vitivinicoltura sostenibile, concreta, innovativa e responsabile: in due parole, etica e trasparente.
AUGUSTO GENTILLI per www.italiadelvino.com
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