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Merano Wine Festival 2016: piccolo diario…

A un mese dall'apertura dell'edizione 2016 del Merano Wine Festival pubblichiamo il diario di bordo del nostro Luca Vittori: occasione di piacevoli ricordi per chi c'è stato e forse di leggero rimpianto per chi non ha potuto esserci

Merano Wine Festival 2016: piccolo diario…

Ci sono alcuni eventi organizzati intorno al mondo del vino che hanno la capacità di farsi attendere e poi rimpiangere come le gite scolastiche ai tempi del liceo, quando una volta a casa avevi l’impressione di aver vissuto qualcosa di magico che non sarebbe tornato almeno per un intero anno. Così è per il Merano Wine Festival, dove, sarà per l’atmosfera fiabesca che si respira in quella splendida città, sarà per l’eleganza Liberty del Kurhaus, lo splendido palazzo che ospita il festival, fattostà che quando arriva l’ora dei saluti, un sottile senso di nostalgia fa sempre capolino.
E difatti, non appena parcheggiato davanti a casa, sto già pensando a quello che mi perderò domani (martedi 8 novembre), ultima giornata di questo XXV° Wine Festival, a cui non potrò, aimè, partecipare:  il Catwalk Champagne. 

VENERDI' 4 NOVEMBRE 2016
Ma andiamo con ordine.
Venerdi partenza all’alba per godersi appieno la giornata tradizionalmente dedicata al biologico e al biodinamico.
La prima considerazione da fare riguarda sicuramente il generalizzato miglioramento qualitativo che accompagna il settore; sembrano allontanarsi sempre più i tempi in cui per apprezzare determinati prodotti si doveva indulgere su difetti che sarebbero stati fatali a vini “tradizionali”. La pulizia e la piacevolezza di beva che ho riscontrato nella maggioranza dei casi, dimostrano l’impegno e la grande voglia di migliorare dei produttori che abbracciano queste filosofie produttive.

Porto alcuni esempi tratti dalle note sui miei assaggi che non possono ovviamente essere esaustivi ma cito volentieri, in ordine sparso, l’Eco Pecorino Abruzzo Superiore 2015 di Jasci&Marchesani, equilibrato e piacevolmente persistente. Il montepulciano d’Abruzzo Santinumi 2011 di Marchesi de Cortano, cui, il breve apapssimento delle uve in vigna, regala una complessità olfattiva invidiabile. Il Lagrein 2015 della cantina Aldeno, dal bel naso fruttato e buona sapidità. Il Lugana 2015 di Pasini San Giovanni, minerale con leggeri toni di sambuco. Il Famoso nel Convento 2015, da uve famoso in purezza, dell’azienda Il Conventino di Monteciccardo, di ottimo equilibrio tra freschezza e morbidezza. Il Sensinverso 2013 Nero d’Avola dell’Abbazia Santa Anastasia, molto pulito al naso e di buon corpo. Il Falanghina 2015 di Di Majo Norante, che ricorda la ginestra e il melograno e Il Passito di Pantelleria 2011 dell’azienda Rallo, inebriante nei profumi di frutta candita e disidrata.

A questo punto non ho resistito ad una puntatina nella Gourmet Area dove le “chicche” di certo non mancano. Upstream è l’azienda fondata da Claudio Cerati che lavora solo salmoni della varietà Salmo Salar provenienti dall’arcipelago delle Fær Øer, marinati a secco e affumicati in Irlanda; la delicatezza e l’equilibrio tra sapidità, dolcezza e affumicatura sono davvero strabilianti. Trota Oro è invece un’azienda trentina che propone trota, salmerino, coregone e tegolo, affumicati o marinati con un altissimo standard qualitativo sia nell’allevamento che nella lavorazione; notevole la trota affumicata e il salmerino marinato.
Ho poi assaggiato i prodotti dell’azienda Colimena di Avetrana, che propone diverse specialità di tonno in vasi di vetro, pescato nel mar ionio,  di qualità davvero ragguardevole, per chiudere “in dolcezza” con un assaggio dei meravigliosi panettoni di Dario e Sonia Loison.

Gli assaggi sono ripresi con l’Amarone Classico 2008 di Nicolis Angelo e Figli, potente e rotondo, il Barolo Fossati 2011 di Borgogno,  il Teuto Toscana Rosso 2012 delle Tenute Lunelli, il Monteti Toscana Rosso 2012 della Tenuta Monteti,  l’Almagia Castel del Monte Rosso 2015 di Giancarlo Ceci, l’Aglianico del Vulture 2010 di Basilisco e il Gelso di Lapo Colli Euganei Fior d’Arancio 2013 di Quota 101.
La giornata si è chiusa con l’elegante cena della serata d’apertura che è stata offerta nella splendida Kursaal, la sala principale, del Kurhaus, dove è stata ufficialmente aperta questa XXV edizione.

SABATO 5 NOVEMBRE 2016
Il mattino dopo, presso il teatro Puccini, è stata presentata l’edizione 2017 della guida Vini Buoni d’Italia, con la consegna delle corone, ai 491 vini che si sono meritati l’ambito riconoscimento.
Ho partecipato al bel banco d’assaggio che è seguito alla cerimonia di premiazione: tantissime davvero le eccellenze e impossibile davvero citarle tutte; farò quindi solo una rapida carrellata di quelle che più mi sono rimaste impresse.

Il Torrette 2015 di Grosjean Frères,  il Ruchè di Castagnole Monferrato Laccento 2015 di Montalbera, il Barolo Riserva Vigna Rionda 2006 di Oddero Poderi e Cantine, il Rosso d’Asia 2012 di Andrea Picchioni (e di un caro amico agronomo ed enologo: Beppe Zatti),  il Sassella Riserva Stella Retica 2011 di Ar.Pe.Pe, il Gewürztraminer Windegg 2015 di Brigl Josef,  il Vino liquoroso Merlino 2014 di Pojer e Sandri, il Valpolicella Ripasso Classico Superiore di Secondo Marco, l’Amarone della Valpolicella 2013 di La Collina dei Ciliegi, il Custoza Superiore Cà del Magro 2014 di Monte del Frà, il Venezia Giulia Vitovska Majnik 2015 della Bajta Fattoria Carsica, il Colli di Luni Vermentino Il Maggiore 2015 di Ottaviano Lambruschi,  il Chianti Classico Riserva Il Poggiale 2013 di Castellare di Castellina, il Brunello di Montalcino 2011 di Salvioni, il Romagna Albana Passito 2011 di Bissoni Raffaella Alessandra, il Marche Rosso Terre dei Goti 2011 di Stefano Mancinelli, il Lazio Bianco Vendemmia Tardiva Terre di Melona di Mazziotti, il Montefalco Sagrantino Vigna del Lago 2012 di Arnaldo Caprai, la Tintilia del Molise Macchiarossa 2012 di Claudio Cipressi,  la Vendemmia Tardiva Terre di Melona di Mazziotti, l’Aglianico del Vulture La Bottaia 2013 di Casa Maschito, il Primitivo di Manduria Es 2014 di Gianfranco Fino, il Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva 2014 di Marisa Cuomo (e come poteva mancare!?), il Taurasi 2011 di Borgodangelo, l’Aglianico Beneventano Kapnios 2013 della Masseria Frattasi, la Malvasia di Bosa Salto di Coloras 2014 di Angelo Angioi, l’Etna Rosso Riserva Contrada Zottorinotto 2012 di Cottanera e la Malvasia delle Lipari Passito Selezione Carlo Hauner 2013 di Hauner.

DOMENICA 6 NOVEMBRE  2016
Per la domenica mi ero riservato di dedicarmi ai vini esteri ed essendo a Merano, mi è sembrato giusto cominciare da alcune aziende austriche. Tra i vitigni bianchi, il grüner veltliner ha sicuramente un ruolo primario nei vini d’Austria e molto interessanti ho trovato alcuni vini della zona di Wachau, fra le più importanti aree vinicole austriache, che prevede una propria classificazione dei vini:  gli Steinfeder sono vini naturali che non hanno subito pratiche di zuccheraggio, I vini claasificati come Federspiel sono simili ai precedenti ma con un grado alcolico maggiore ed infine gli Smaragd, vini prodotti con uve molto mature, in genere vendemmie tardive.

Dell’azienda Domæne Wachau; il Grüner Veltliner Federspiel Kollmitz 2015 ha un’accesa mineralità già molto evidente al naso che trova corrispondenza all’assaggio nella pronunciata sapidità che a sua volta, ben bilancia le note fruttate di pera matura e la sorprendente speziatura. Della stessa azienda era anche possibile assaggiare il Grüner Veltliner Smaragd Kellerberg 1997, vino incredibilmente giovane considerando i 19 anni che si porta sulle spalle;  in bocca è vibrante, pieno e decisamente lungo. Della medesima annata ma dell’azienda Weingut Mazza il Grüner Veltliner Smaragd Ried Weitenberg 1997, conferma tutto ciò che di buono  avevo trovato nel vino precedente, segno che il territorio di Wachau è particolarmente vocato per questo vitigno, cui riesce a donare incredibile longevità e carattere. In questo caso la complessità al naso è ancora maggiore e sono più evidenti le note evolutive. Ancora in Austria ma nella zona di Vienna, dell’azienda Weingut Wieninger, vi segnalo un Riesling potente e rotondo con sentori di ananas e erbe aromatiche: il Riesling Nussberg 2015. L’ultimo vino austriaco di cui voglio parlare viene da Falkenstein ed è il Weißburgunder Falkenstein Reserve 2015 di Dürnberg; matura “sur lie” in botti da mille litri, al naso è fruttato e minerale con una leggera nota fumé, bella freschezza e ottimo corpo.

Dalla Mosella e quindi dalla Germania vengono invece due Riesling di altrettante aziende; Julius Treis proponeva, tra gli altri, il suo Riesling Spätlese Mullay Hofberg Feinherb 2015, una vendemmia tardiva con tutte le sfumature dell’uva matura, che richiede però qualche tempo in cantina per poterne apprezzare il potenziale evolutivo. Il Riesling 2015 Rotschiefer di Sorentberg viene invece da vecchie vigne, è leggermente più strutturato del precedente ma anch’esso richiede un po’ di pazienza. Il Riesling Schlossberg 2015 di Weingut Bremer viene invece dalla più grande area vinicola di Riesling del mondo: il Palatinato; il leggero passaggio in tonneaux ne arricchisce la complessità olfattiva, di ottima freschezza e bevibilità.

Non si poteva non fare qualche assaggio in Francia partendo, ovviamente, dagli champagne. Il Louis Roederer Brut Millesimé 2009 non ha certo bisogno di presentazioni, così come il suo fratellino Brut Rosé 2011, entrambi con leggera prevalenza di pinot nero. Il Brut Blanc de Blancs Grand Cru Exception 2002 della maison Mailly Grand Cru esprime tutta la morbidezza dello chardonnay, cui la maturazione in legno di una parte della cuvee dona ulteriore pienezza. Della Maison Paul Bara, di Bouzy, il Brut Millesimé Grand Cru 2007 viene sboccato dopo ben 8 anni sui lieviti, acquistando una complessità e una struttura che restano impresse.

Uno champagne sorprendente è sicuramente il Memoire Extra Brut di Huré Frères, prodotto con metodo solera, che in Champagne consiste nel prelevare da grandi tini lasciati aperti una parte della riserva da usare nella cuveé, sostituendola con l’annata corrente. La leggerissima nota ossidativa che questo sistema attribuisce al vino va a completare un bouquet estremamente complesso, fragrante, con note di nocciola e pompelmo.
Altri assaggi interessanti sono stati quelli del Vieille Reserve Gran Cru di Bouquin Du Pont, fine ed elegante, così come molto raffinati sono I Blanc de Blancs di Legras&Haas. Chiudo con Il Nostalgie 2002 di Beaumont de Crayères, champagne ottenuto principalmente da chardonnay con l’apporto di pinot nero e pinot meunier, che riposa ben 12 anni sui lieviti; ricco, intenso, di frutta matura e spezie, in bocca è elegante con un finale ammandorlato ed estremamente lungo.

Prima di recarmi all’Hotel Terme dove nel pomeriggio si è tenuta la bellissima degustazione dei 25 vini che hanno ottenuto il prestigioso bollino platino, sono riuscito a ritagliarmi il tempo per completare (si fa per dire), i vini esteri. Vi segnalo il Sancerre 2012 Vigne Du Larrey del Domaine Gitton et Fils, il Mersault Blanc Sous La Vieille 2013 del Domaine Michelot, il Puligny Montrachez 2013 di Olivier Leflaive Frères, il Petra Alba 2014 del Domaine De Bablut, Cabernet Franc in purezza da Anjou, sulla Loira, il Crozes-Hermitage 2011 Les Varonniers di M. Chapoutier e il Cuveé Laurène Pinot Noir 2012 del Domaine Drouhin, la proprietà che la famiglia Drouhin possiede in Oregon.

Ed eccomi all’Hotel Terme per la premiazione con degustazione guidata dei 25 “bollini platino” di cui sopra; occasione irripetibile per assaggiare in un’unica seduta tutte le etichette premiate con l’ambito riconoscimento, in questa XXV edizione. Il padrone di casa e patron del festival Helmut Köcher e Mauro Giacomo Bertolli ci hanno guidati alla scoperta dei vini ma anche e soprattutto delle persone dietro ad essi, ed è stato veramente bello far corrispondere all’assaggio, la viva voce di qualcuno che sempre è riuscito ad arricchire la degustazione con la passione, evidente, di chi dedica la vita a ciò che spesso nasce da un sogno.

Un piccolo moto di orgoglio oltrepadano mi ha scosso quando è stato il turno del Nature Pinot Nero Metodo Classico di Monsupello, non certo nuovo a riconoscimenti importanti ma che la famiglia Boatti e l’enologo Marco Bertelegni portano tutti gli anni, con costanza, ai massimi livelli. Altra “faccia dietro l’etichetta”, quella di Carlo Ferragù, il cui amarone non smette di stupire, schietto e diretto come lui. Insomma, 25 grandi vini che meriterebbero, ognuno, ulteriori approfondimenti.

Questa intensa domenica si è chiusa con un’ottima cena presso la Cantina Merano Burggräfler dove in chiusura è stato servito uno degli ultimi nati di casa, Sissi, moscato giallo passito da vendemmia tardiva con una piccola parte di uve gewürztraminer. L’appassimento dura circa cinque mesi e dopo la vinificazione il vino matura in barriques 12 mesi sui lieviti. Un gran bel vino, ricco, di albicocche, agrumi e vaniglia, ben equilibrato nell’acidità.

LUNEDI' 7 NOVEMBRE 2016
Il lunedi è la giornata in cui di solito le aziende propongono in degustazione, oltre ai vini presentati al festival anche una o più annate vecchie. Molto interessante è stata la verticale proposta da Vecchie Terre di Montefili del loro Bruno di Rocca Toscana Rosso IGT, cabernet sauvignon in purezza che  nei millesimi meno recenti prevedeva anche un 20% di sangiovese. Le annate in degustazione erano 2011, 2009, 2005, 2004 e 2003; interessante il 2005, rotondo e di corpo, persistente, e il 2004, con il sangiovese meno identificabile ed il legno leggermente più in evidenza. L’Azienda Agricola Lisini, oltre al Brunello di Montalcino Riserva 2009 e all’Ugolaia 2009, due brunelli tanto eccellenti quanto diversi, oggi proponeva  il Brunello di Montalcino 1985; vino ancora nel pieno della sua vigoria, di ottima freschezza, pieno e rotondo, con il tannino presente ma ben levigato, che promette di evolvere ancora a lungo nella sua  aristocraticità. Desiderio 2013, merlot con un 15% di cabernet sauvignon di Avignonesi, ha un bellissimo frutto, intenso, quasi atipico per un taglio bordolese, ottima struttura e bevibilità. 

Dell’azienda Gulfi, ho voluto assaggiare il Nerobufaleffj 2010 e 2003, cru  di nero d’avola del territorio di Pachino; nel 2003 in particolare, alle intense note di viola, di frutta scura, pomodori secchi, origano e leggermente salmastre, l’evoluzione aggiunge una trama molto fine del tannino ed una speziatura particolarmente equilibrate.

Volendo lasciar passare almeno quattro ore prima di mettermi al volante per il viaggio di ritorno, gli assaggi si sono chiusi con grande anticipo in quest’ultima giornata, ma ho voluto, per chiudere in bellezza, passare ad assaggiare quello che ritengo essere un degli amaroni più eleganti, l’Amarone della Valpolicella Classica di Secondo Marco. Come detto, è un amarone di grande eleganza e personalità, dove la marasca, fresca e in confettura si sposa ad un delizioso finale tostato di cioccolato, e di caffè.

Ed eccoci, alla fine, di ritorno. Chiudo questo piccolo diario con quel pizzico di malinconia con cui l’ho aperto, anche per il fatto che tantissimi, troppi, sono stati i vini che alla fine non sono riuscito ad assaggiare; d’altronde, tale e di tal livello era l’offerta, che era impossibile in soli quattro giorni soddisfare tutte le curiosità e sfogliando la guida delle aziende presenti, vi assicuro che i rimpianti non sono pochi. Appuntamento fra un anno quindi, ripromettendomi però di riuscire a partecipare a tutte le giornate, per evitare di perdermi, come quest’anno il dulcis in fundo, anzi, pardon, il Catwalk Champagne in fundo.

Luca Vittori


IN VETRINA
La Perla di Triacca Marco Domenico
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