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La Schiava, il vino della quotidianità in Alto Adige anche per Gabriel Martini

Con la sua azienda di famiglia, K. Martini & Sohn, ne produce una molto interessante all’interno della linea Palladium

La Schiava, il vino della quotidianità in Alto Adige anche per Gabriel Martini

La Schiava, in tedesco Vernatsch, in Italia è coltivata prevalentemente in Alto Adige, di cui rappresenta uno dei simboli della viticoltura, ma anche in Trentino, Veneto e Lombardia. Tre sono le varietà principali: Schiava Grossa, Schiava Gentile e Schiava Grigia.

E’ un vitigno a bacca nera, di probabile origine slava, giunto in Italia con le invasioni longobarde.

Il nome Schiava dovrebbe derivare dalla metodologia di coltivazione delle viti, su supporti di legno e non libere in forma d’alberello, come spesso si faceva secoli fa.

La prima documentazione di questo vino è del tardo medioevo: probabilmente allora era il vino dei contadini.


 
Da sempre il vino più prodotto e venduto in Alto Adige – si era arrivati negli anni ‘70 a coltivarne 5.393 ettari – ha poi iniziato un costante declino, sostituita con altri vitigni, soprattutto a bacca bianca, fino ad arrivare ai circa 800 ettari attuali.

Il motivo del declino del vitigno è stato principalmente di carattere economico: il prezzo dell’uva era meno reddtizio rispetto ad altre tipologie, anche perchè nel tempo il vino ottenuto si caratterizzava troppo spesso per eccessiva semplicità e rusticità.

Come spesso accade la diminuzione della quantità ha portato ad un aumento della qualità, perché coloro che hanno continuato a coltivarla hanno decisamente migliorato e modernizzato i vini ottenuti, tanto che ora è uno dei vini che meglio si caratterizza per il buon rapporto qualità / prezzo.

K. Martini & Sohn, la piccola realtà familiare dell’Alto Adige che conosco da qualche anno e che sto raccontando attraverso i vini che produce, è una di quelle aziende che non ha abbandonato la Schiava, e ne produce una molto interessante all’interno della linea Palladium.

Lukas Martini mi spiega – a fine articolo una breve presentazione dell’azienda e delle persone che ci lavorano – che per loro sarebbe impossibile non fare Schiava, anche se è un vino non facile da vendere al di fuori dell’Alto Adige, perché il papà Gabriel ne è molto appassionato.

Per Gabriel è il vino della quotidianità, che accompagna i pasti di tutti i giorni, parte integrante delle peculiarità e delle tradizioni dell’Alto Adige.

Andiamo ora a parlare nel dettaglio della Schiava Palladium.

Alto Adige Vernatsch Schiava DOC Palladium 2016
Vino fatto per la prima volta nell’annata 1995. E’ una Schiava in purezza.
Le uve provengono un vigneto di 45 anni sito a Colterenzio, a circa 500 slm, coltivato con il sistema della pergola tradizionale.
La Resa è di 75 hl/ha.
L’annata 2016 non è stata molto calda, si potrebbe classificare come una buona annata che non ha dato particolari problemi. La vendemmia è stata a fine settembre. Vinificazione in acciaio a cui sono seguiti  8 mesi di affinamento sempre in acciaio ed almeno altri 3 mesi bottiglia. 
La produzione è di circa 4.000 bottiglie.
Al Vinitaly, ad aprile, è stata presentata in anteprima l’annata 2017.
Prezzo in enoteca:  14-16 €

Dati Tecnici
Alcool: 13,5 %Vol.
Aciditá: 4,9 g/l
Zucchero residuo: 2 g/l
Estratti: 25 g/l

Temperatura di servizio
14° – 16 ° C°

Abbinamenti
Particolarmente adatto ad alcune specialità tipiche della cucina tirolese, come canederli in brodo, zuppe di verdura, speck ed affettati. Mia moglie Katarzyna, polacca, mi suggerisce alcuni piatti tipici del suo paese, come i pierogi – ravioli fatti con diversi tipi di ripieni – ripieni di crauti o di funghi porcini, o il barszcz, una minestra di barbabietole, in cui cuocere i pierogi ai funghi porcini

La mia degustazione
Nel bicchiere si presenta di colore rosso rubino, con un appena accennato riflesso granato.
Al naso si esprime prevalentemente con note floreali – violetta, rosa, garofano rosso e lillà – e fruttate, soprattutto lampone, mora ed amarena. Lieve ma gradevole il sentore di pepe nero, appena accennata la mandorla, che ritroviamo al sorso, che si conferma fruttato, morbido, fresco, di grande piacevolezza e bevibilità, con un buon corpo. Persistente.

 


K. Martini & Sohn
Tipica cantina a conduzione familiare, fondata nel 1979 da Gabriel Marini e da suo padre Karl, che oggi la porta avanti con l’aiuto di tutta la famiglia, principalmente con il figlio Lukas, senza però sottovalutare il contributo  della moglie e figlia di Gabriel, Johanna e Maren.
Siamo in Alto Adige, a Cornaiano, frazione di Appiano sulla Strada del Vino, in assoluto una delle zone più vocate per la vite.
Partiti con 2 ettari di vigneto, sono cresciuti negli anni, fidelizzando diversi conferitori d’uva, fino ad arrivare alle 250.000 bottiglie prodotte mediamente all’anno.
I vini sono divisi in linee, quella base, Classica, quella intermedia, Palladium, e quella di alta gamma, Maturum.
Il mercato italiano rappresenta circa il 70 % delle vendite

Mauro Giacomo Bertolli


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