La data annunciata di riaprire i locali il 1° giugno è stata accolta come una doccia fredda, soprattutto in assenza delle risposte urgenti che attendono gli operatori della ristorazione.
"Mortificati e disorientati - commentano Massobrio e Frigerio - quasi increduli che i sacrifici di una vita possano essere vanificati anche a causa di una strategia inesistente, che non dà segnali di supporto concerto a queste attività, lasciate per ultime, sotto tutti i punti di vista”.
I RISULTATI DEL SONDAGGIO
Hanno risposto ad ora 272 ristoranti, di categorie diverse ma da ogni regione d’Italia, mostrando una certa coralità di idee.
Alla prima domanda “Qual è la priorità da chiedere al governo” (i ristoratori hanno potuto esprimere una sola priorità), la più condivisa, con 34,5% è stata l’accesso al credito a fondo perduto, seguita dallo stop ai pagamenti F24 fino ad ottobre (25,7%) e l’estensione del periodo di cassa integrazione (23,9%). Più staccata, come emergenza primaria, la moratoria sugli affitti (15%) e marginale la gratuità del plateatico (<1%).
Il delivery può essere una risposta all’emergenza, ma non tutti i ristoratori ne sono convinti. Anzi. Il 46,9% ha infatti dichiarato che non ha intenzione di avviare o mantenere iniziative di delivery alla riapertura. Più fiducia nel take away: il 65,5% degli intervistati ha intenzione di attivarlo.
La situazione costringe necessariamente a un ripensamento della propria attività. Anche in termini occupazionali: il 55,8% delle persone prospetta un ridimensionamento del personale. E cambierà anche il menu. La metà, infatti, ridurrà i piatti in carta. Mentre il 36% ha intenzione di diminuire i prezzi, e il 31% di cambiare la filosofia del menu.
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