Questo l’intervento della ministra Bellanova, che ha voluto chiarire come sia possibile coltivare ed utilizzare anche il Primitivo in Sicilia, ma non per fare vini di denominazione o per rivendicarlo in etichetta. E accusa fra le righe il senatore Dario Stefàno di creare polemiche e confusione solo per avere un po’ di visibilità.
(A questo link http://italiadelvino.com/redazionali.asp?id_redazionale=737 il nostro articolo del 1 maggio che racconta la nascita della vicenda)
"Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi "Primitivo" esattamente come solo le Dop o Igp siciliane possono utilizzare il nome del vitigno "Nero d'Avola", e questo nonostante quel vitigno possa essere coltivato in altre regioni che lo hanno inserito nell'elenco delle varietà raccomandate e autorizzate".
"La legislazione Europea e i corrispondenti Decreti nazionali, come sa chi li conosce, proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove. Purtroppo questa è un'epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta ed è ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un po' di visibilità, ingenerando confusione e peraltro legittimando aspettative di tutti i generi. Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano una eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso del vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum".
"In Sicilia, come in altre regioni italiane non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l'impianto di viti Primitivo, ma i vini Dop e Igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l'indicazione in etichetta del nome del vitigno "Primitivo". Nel DM del 13 agosto 2012 è infatti indicato senza equivoci come quella varietà "Primitivo" possa essere solo usata nell'etichetta di vini Dop o Igp della Puglia e delle regioni Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna. Pertanto nulla vieta che anche la Sicilia, dopo adeguata sperimentazione, lo classifichi prima in osservazione e poi lo dichiari eventualmente idoneo alla coltivazione. Resta il fatto che la coltivazione del vitigno Primitivo non consente in aree diverse dalle Dop e Igp indicate nel DM 13 agosto 2012, l'uso del termine varietale sulla bottiglia di Primitivo. Una accortezza maggiore sarebbe consigliata anche in questo caso perché non si ingenerino allarmi ingiustificati e conflitti tra Regioni, soprattutto del Mezzogiorno che, anzi, dovrebbero e potrebbero fare della qualità e della valorizzazione delle loro eccellenze una battaglia comune e una strategia di posizionamento globale". Mauro Giacomo Bertolli
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