C’è sicuramente molto entusiasmo nelle mie parole: questo perché l’Aglianico del Vulture è uno dei miei vini del sud preferiti, espressione di una splendida regione, la Basilicata, che ha moltissimo da dire dal punto di vista enologico, gastronomico e turistico.
Aglianico del Vulture E’ un vitigno a bacca nera, biotipo dell’Aglianico, coltivato in vigneti ubicati ai piedi del Monte Vulture (in provincia di Potenza), un vulcano spento ormai da millenni.
La coltivazione della vite nell’area del Vulture viene descritta da autori latini quali Plinio, Strabone, Virgilio e Marziale, che testimoniano la presenza di una viticoltura evoluta nell’area. Il poeta latino Quinto Orazio Flacco, originario della zona, più precisamente di Venosa, uno dei comuni del Vulture, nelle sue Odi celebra la bontà dei vini della sua terra.
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Quinto Orazio Flacco |
Non si hanno però certezze sull’origine del vitigno: le teorie sull’origine nell’antica Grecia sono considerate sempre meno credibili, a favore dell’idea che l'Aglianico sia un'uva antica dell'Italia meridionale. Ma questo è un tema che approfondirò nel prossimo articolo sull’Aglianico, a settembre.
Il vino ottenuto è di notevole corpo e struttura, destinato a lungo invecchiamento, sapido e vellutato.
Andiamo ora a conoscere meglio la Cantina Il Passo ed il suo Albero in Piano.
Cantina Il Passo
E’ una piccolissima azienda familiare di proprietà di Raffaele Grimolizzi e della moglie Maria, donna vulcanica che conduce l'azienda, oltre che con il marito, con le figlie Candida e Rita ed il figlio Riccardo. Gli ettari vitati sono 5, si produce un unico vino, Alberi in Piano.
L'azienda vinicola nasce nel 2012, con l'acquisto della vigna e della cantina scavata in grotta naturale di tufo, ma questo non deve trarre in inganno: la famiglia vanta una grande tradizione in agricoltura, dato che da 5 generazioni si occupa di produzione di olio e cereali.
Il nome della cantina si rifà all’ubicazione dei terreni della famiglia, lungo l'Appia Antica, la strada per la quale si ''passava'' per andare a Roma, ed il loro primo terreno, il punto di partenza dal quale si estende tutta l'azienda verso la collina è l’oliveto Il Passo.
L’enologo L'enologo è Fabio Mecca, originario di Barile, consulente di molte aziende vinicole del centro Sud Italia, in assoluto tra i migliori enologi del nostro meridione. Sicuramente è tra i massimi esperti di Aglianico del Vulture, dato che sua mamma è una Paternoster, e lui è da alcuni anni l’enologo della cantina Paternoster, divenuta nel frattempo di proprietà della famiglia Tommasi.
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Aglianico del Vulture DOC Alberi in Piano Il nome dell'etichetta deriva da “Contrada Alberi in Piano”, il nome della masseria comprata dal trisnonno Francesco Grimolizzi a fine Ottocento. Le annate messe in commercio sono 2013-2014-2015-2016-2017: all’inizio con 5.000 bottiglie, ora siamo arrivati ad 8.500 bottiglie. Ogni annata ha ricevuto premi e riconoscimenti sia in Italia che all'estero. E' un Aglianico del Vulture in purezza, le cui uve sono vendemmiate manualmente a fine ottobre. Dopo la tradizionale vinificazione in rosso matura per 18 mesi in tonneaux. Vino dalle grandi prospettive d'invecchiamento. Un ottimo abbinamento, consigliato dall’azienda, è con il cosciotto d'agnello lucano su letto di peperoni e pomodori secchi. Prezzo in enoteca: € 25-30
LE MIE DEGUSTAZIONI
Annata 2014 Gradazione alcolica del 14 %. Nel bicchiere si presenta di colore rosso rubino. Al naso colpisce per i sentori di ciliegia sotto spirito, di prugna disidratata, di confettura d'arancia amara, di rabarbaro. Non mancano le note balsamiche, il cuoio ed il tabacco, spezie come il pepe nero. In bocca ha morbidezza, tannini decisi ma corretti, una gradevole nota amarognola, persistenza importante.
Annata 2015 Gradazione alcolica del 14 %. Nel bicchiere si presenta di colore rosso rubino intenso, con i primi riflessi granato appena accennati. Al naso in evidenza la ciliegia sotto spirito, la prugna disidratata, fieno essiccato, eucalipto ed erbe officinali. Di seguito la radice di liquirizia, una nota chinata, dei sentori di tostato e terra bruciata, ed infine il tabacco. Al sorso è succoso d’agrume rosso, opulento, quasi masticabile, ma comunque equilibrato, caldo e morbido, di lunghissima persistenza.
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