La proposta di un tour nell’areale ascolano viene da lontani, solidi, e grazie alla comune passione per il vino, mai recisi legami di amicizia con un host d’eccezione, l’amico Artista Massimiliano Orlandoni. Maestro di vini e di accoglienza, Max ci ha custoditi e coccolati nel suo Relais Chambre di Castelfidardo, dimora d’arte a due passi dal suo Atelier Chambre, piccolo scrigno di studi e progetti per opere in pietra.
A guidarci poi in una luminosa giornata di ottobre un accompagnatore di rara (e bravo lui! mai esibita) competenza, il collega Chef e Sommelier Fabrizio Gambella.
Tre i produttori di inconfondibile personalità che “scoviamo” letteralmente zigzagando tra insospettati calanchi marchigiani e i colori del foliage autunnale. Prima tappa da Federica Pantaloni, dell’Azienda Pantaleone, che governa con serenità e competenza, in regime biologico, la vallata ad anfiteatro che sovrasta il fossato Pantaleone a ridosso di Ascoli: vini precisi, territoriali, tra i quali un eccellente Pecorino di grande sapidità, e un antico vitigno forse portato qui dai pastori sardi, dal timbro rustico e gustoso e dall’intrigante nome di Bordò. Vini e accoglienza genuini come le olive ascolane preparate dalla sua mamma, le migliori mai mangiate nella mia vita!
Un susseguirsi di strade tortuose, curve e saliscendi sono il prezzo da pagare per raggiungere Nico Speranza, capitano coraggioso dell’Azienda Vittorini a Monsanpietro Morico. Estroso artigiano viticoltore, di generosa simpatia, dice pane al pane e vino al vino e ti sorprende con uvaggi poco convenzionali nei quali giocano disinvolti il sangiovese vinificato in bianco che entra in parti uguali con il pecorino nel suo Crocifisso e il montepulciano in versione brevemente appassita che insieme al petit verdot dona grande profondità gustativa al Marche Rosso.
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Le prime ombre della notte quasi celano alla vista l’ultima tappa, Castrum Morisci, dove David Pettinari ci aspetta per svelarci i segreti del Vino Cotto marchigiano e non solo. Custode di sapienze antiche, eredità di famiglia, interpreta con determinazione alcuni vitigni autoctoni concedendosi al contempo interessanti digressioni come il suo Padreterno da moscato, malvasia e vermentino, aromatico quanto basta, raffinato e verticale che fermenta in anfora e vi rimane per 6 mesi; oppure come il Garofanata, uno charmat lungo 5 mesi dall’intenso profumo di glicine con la produzione del quale Castrum Morisci contribuisce alla salvaguardia di un antico autoctono, appunto la garofanata.
La giornata, splendida in tutti i sensi, si chiude nella notte con i bagliori della fornace e il fascino del Vino Cotto, magia di mosto e di fuoco, lento a fermentare e duraturo nel tempo come le amicizie che mi legano alla sua terra. LINK, @,# www.atelierchambre.com #Relaischambre #Atelierchambre #massimilianoorlandoni @fabrygambe www.pantaleonewine.com #VinoVeritas www.vittorini.it #vittorinidinicosperanza @vittorinidisperanzanico www.castrummorisci.it #CastrumMorisci @castrummorisci #DavidPettinari Rosaria Benedetti
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