L'Institute of Masters of Wine è stato fondato nel Regno Unito nel 1953 “to promote excellence, interaction, and learning across all sectors of the global wine community” (“per promuovere l’eccellenza, l’interazione e l’apprendimento in tutti i settori della comunità mondiale del vino”).
Ad oggi solo 418 persone hanno ottenuto il titolo e nei primi 417 non c’era nessun italiano, cosa estremamente negativa per un paese così importante nel mondo del vino, per qualità e quantità prodotte.
Si tratta senza ombra di dubbio della più autorevole organizzazione dedicata alla conoscenza del vino a livello mondiale, anche se totalmente sbilanciata verso la cultura anglosassone.
Per diventare Master of Wine, Mw, bisogna superare tre “stages” (fasi).
Il primo, “Stage One”, una prova d’ingresso che prevede una degustazione alla cieca di 12 vini e due elaborati scritti: richiede molta preparazione ma è superabile.
Il secondo, lo “Stage Two”, è l’ostacolo su cui decine di studenti italiani si sono letteralmente schiantati: un percorso di alcuni anni di seminari e degustazioni in giro per il mondo, alcuni elaborati da consegnare, credo 6. accedere al secono esame vero e proprio: descrizione alla cieca e comprensione di 36 vini divisi in tre batterie da 12 campioni ciascuna ed altri cinque elaborati teorici.
Se si supera lo Stage Two è quasi fatta: resta da fare una tesi finale su un tema a scelta
La tesi di Gorelli, ad esempio, è stata sui precipitati di quercetina nel Brunello e sui metodi biologici per prevenirli: “Quercetin precipitation in Brunello di Montalcino. What are the organic fining methods to prevent this phenomenon occurring in bottle?”
Il percorso è lungo, richiede sforzi, tempo ed anche un importante investimento economico: molti lo iniziano e poi lo abbandonano. Gorelli ha iniziato a studiare nel 2014.
E’ nato e cresciuto a Montalcino. Le sue radici vinicole – cita la sua presentazione sul sito dell’Institute of Masters of Wine – “risalgono a suo nonno, il più piccolo rinomato produttore di Brunello di Montalcino”.
Nel 2004 ha fondato Brookshaw & Gorelli, agenzia di design specializzata in comunicazione visiva di vini pregiati. Nel 2015, ha poi costituito una società di consulenza per la vendita e il marketing di vino, KH Wines, con clienti che vanno dalle cantine agli importatori ai ristoranti.
Tra i primi a complimentarsi il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci: “Montalcino non produce solo grandi vini ma anche grandi personaggi del vino. Penso non sia un caso se il primo italiano accolto nella più autorevole e antica organizzazione dedicata alla conoscenza e al commercio del vino nel mondo provenga da un territorio che ha vigne e cantine nel proprio dna. Gabriele – ha concluso Bindocci - oggi ci rende tutti più orgogliosi”. |
|
|
|