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È morto all'età di 90 anni Lino Maga, storico produttore dell’Oltrepò Pavese

Un filosofo del vino, un poeta dell’Oltrepò Pavese, che con il suo Barbacarlo ha fatto innamorare anche Luigi Veronelli e Gianni Brera. Lino Maga s’è spento fra l’affetto dei suoi cari nella notte di Capodanno. (Data pubblicazione: 02-01-2022)

È morto all'età di 90 anni Lino Maga, storico produttore dell’Oltrepò Pavese



Photo credit: Valerio Bergamini

Lino Maga, classe 1931, è entrato di diritto nella storia del vino italiano con il suo Barbacarlo, ottenuto dalle uve del suo amato territorio, l’Oltrepò Pavese:  croatina, uva rara e ughetta.
Ha fatto 84 vendemmie, la prima a soli sei anni...precocità tramandata, dato che il figlio Giuseppe nel 1969 è finito sul  Giornale di Pavia perché già in vigna a soli tre anni!

Negli anni si è parlato e scritto molto di lui, per il suo essere contadino, semplice ed autentico, portatore dei valori della tradizione, ma soprattutto perché simbolo della voglia di non arrendersi, di difendere le proprie ragioni, spesso solo contro tutti, anche a costo di apparire ai più testardo e cocciuto: mi riferisco agli oltre vent’anni di ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato per la tutela del nome Barbacarlo, oppure alla scelta del 2003 di non rivendicare più la DOC  e di imbottigliare il suo Barbacarlo come IGT. 

Ma andiamo per ordine, raccontando le cose una alla volta. Magari immaginando che ce le stia dicendo lui, partendo da una fetta di salame e da un bicchiere di Barbacarlo, tra una boccata di sigaretta e l’altra, alla sua tavola a Broni.

I Maga sono in Oltrepò dal 1500, contadini e vignaioli da sempre. A Lino va il merito di essere stato il primo ad imbottigliare, a fine anni Cinquanta, credo nel 1958.
La collina di famiglia, su cui c’è il vigneto Barbacarlo, difficile da lavorare perché ripidissima, la pendenza media è del 70%, a 300 metri slm, fu lasciata in eredità dallo zio Carlo ai nipoti nel 1886, data della sua morte. I nipoti, in suo onore, andarono al catasto e ne cambiarono il nome in Barbacarlo: in Liguria, Piemonte ed anche in Oltrepò Pavese il termine dialettale barba significa proprio zio!
Il vino fatto con le uve di quella collina, dai terreni tufacei-sassosi, terre calde, vocate per i vini rossi (ma non per il pinot nero), era di gran qualità, tanto da diventare quasi un termine comparativo per identificare i vini rossi della zona particolarmente buoni: è così buono da sembrare un Barbacarlo!

Nel 1960 fu fondato il Consorzio dei Vini Pregiati e Tipici dell’Oltrepò Pavese e il 12 luglio del 1963 il decreto legge 930, firmato dal senatore Paolo Desana istituiva le DOC, le Denominazioni di Origine. E qui iniziano le battaglie giudiziarie di Lino Maga: il nome Barbacarlo non era tutelato come nome di luogo, per cui si potevano produrre vini col nome Barbacarlo in oltre quaranta comuni.

Lino non lo ritiene giusto, oltretutto molti, se non tutti, gli altri Barbacarlo non hanno nulla a che vedere con il suo, sono solo un comodo escamotage per utilizzare un nome diventato sinonimo di ottimo vino.
Così Lino sfida quello che chiama il sistema, in una battaglia legale durata 22 anni, perché, come dice lui, di Barbacarlo ce n’è uno solo.
E quindi va contro il Ministero dell’Agricoltura, la Camera di Commercio di Pavia, il Comitato Nazionale di Tutela dei Vini e le associazioni sindacali.

La prima sentenza che gli dà ragione è quella del Tar del Lazio, del 1983, impugnata in Consiglio di Stato. Dopo altri tre anni la vicenda si conclude positivamente, con il Consiglio di Stato che si esprime in favore di Lino Maga, garantendogli l’esclusività del nome Barbacarlo.

Lino raccontava che la sentenza fu emessa proprio durante una fiera di Casteggio, con il conseguente arrivo dei Nas e relativo sequestro di tutti i Barbacarlo degli altri produttori, tutti tranne il suo. Lino aveva vinto la sua battaglia!

Un altro episodio che ci dà l’idea del carattere di Lino riguarda l’annata 2003, siccitosa, che aveva portato ad un Barbacarlo di oltre 16 gradi ed ancora con residuo zuccherino: viene bocciato dalla commissione della DOC Oltrepò Pavese. Confortato da Veronelli sulla bontà del suo vino,  decide di “fregarsene” e di “declassare” il Barbacarlo a Provincia di Pavia rosso IGT.  Cosa che poi Lino farà per ogni annata successiva.

Veniamo adesso a raccontare alcune caratteristiche del Barbacarlo, vigna e vino, accompagnati da alcuni pensieri del Lino.

La vigna Barbacarlo
A 300 m. s.l.m., con una pendenza media del 70%, formata da viti di croatina, uva rara ed ughetta. Età  delle viti pari a 40/60 anni. Esposizione sud-ovest.
Resa pari a 30/35 quintali per ettaro.

In totale i Maga hanno 18 ettari di terreno, di cui 8 di vigneto. Gli altri 10 sono stati “mangiati” dal bosco, ma sono ancora accatastati come vigna, per permettere eventuali futuri reimpianti.

La produzione è di circa 8.000 bottiglie di Barbacarlo e 5.000 di Montebuono.

In vigna si usano solo rame e zolfo contro l’oidio, nessun diserbante.
La macerazione avviene in vecchi tini di rovere.
Dopo otto mesi di maturazione in tino si imbottiglia.
Il vino affina in bottiglia sdraiata per 50 giorni e poi si mette in piedi e si può vendere

Il vino di Lino Maga ogni anno è contemporaneamente uguale e differente.
Uguale, perché si fa sempre allo stesso modo e si imbottiglia a primavera.
Differente perché si ritrovano tutte le caratteristiche dell’annata nel bicchiere.

“Una volta le piante duravano cent’anni, ora venti: con la meccanizzazione si trascurano le viti.”

“Oggi manca la manodopera e la burocrazia impedisce di fare qualcosa.”

“La mia sola promozione è stata fare assaggiare il mio vino, poi ci ha pensato il passaparola.”

“Ho servito il mio vino a Presidenti della Repubblica, governatori della Banca d’Italia, al cardinale Casaroli, a Papa Montini, sono stato molto amico di Veronelli e Brera”

“Molte regole che dobbiamo seguire sono fatte da incompetenti…..troppi costi con ritorni minimi….per un giovane è dura lavorare così.”

“Fanno i vigneti in pianura e pensano di fare qualità con la meccanizzazione … impossibile.”

“La troppa burocrazia ha fatto sì che il contadino ha preferito conferire le uve a “soggetti” che pensano solo a tenere bassi i prezzi delle uve e del vino, così la terra non vale più niente.”

“Non è dignitoso pagare un quintale d’uva, cosiddetta Doc, 50 euro.”

“Veronelli si è battuto per le De.Co. ma i Sindaci sono sordi…... Il vino è diventato una cosa politica.”

“Un bellissimo momento della mia vita è stata la degustazione con i senza tetto.”

Mauro Giacomo Bertolli


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