Era al timone di una azienda a conduzione familiare giunta alla settima generazione.
Una persona che ha fatto del vino di qualità la sua essenza, la sua vera ragione di vita. E’ stato capace di coniugare l’importanza della tradizione senza dimenticare la bellezza della sperimentazione e la capacità di innovazione.
Ha rappresentato un marchio, una identità di una famiglia che ha fatto del vino inteso come filosofia di vita una sorta di ricerca della perfezione.
Con la cura dei vigneti in modo naturale a consolidare una natura viva ed attiva. I terreni si estendono tra i 400 ed i 1150 metri di altitudine e sono tra i più elevati di tutto il Trentino Alto Adige.
Ed anche i numeri sono stati la sua forza. Nella sua attività ultratrentennale ha vinificato ben 592 Pinot Nero. Un vitigno che ha nella nobile versatilità la sua caratteristica principale.
La sua è stata soprattutto una cantina familiare, è sinonimo di storia ed appartenenza. E, questa forse è una curiosità non casuale, tutti i figli primogeniti hanno preso il nome Franz: lui E’ Franz VII.
Coloro che hanno lavorato con lui, ma anche chi ha semplicemente degustato insieme a lui, come il nostro direttore Mauro Giacomo Bertolli (che a lato ci racconta uno straordinario pomeriggio passato in cantina con Franz Haas) hanno imparato moltissimo, perché non era solo un grande vigneron, era un grande pensatore, un filosofo del vino.
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Una degustazione straordinaria Io ho avuto l'indubbio privilegio di conoscere Franz Haas, di aver assaggiato e discusso di pinot nero con lui in molteplici occasioni. Fra tutte le degustazioni fatte una mi rimarrà in mente per sempre, perché è stata tra le più incredibili della mia vita.
Risale a diversi anni fa, ero in Alto Adige da alcuni giorni e lo chiamo in cantina per sapere se poteva dedicarmi del tempo: mi chiede se penso di trattenermi anche domenica, perché sarebbe il giorno migliore, con la cantina chiusa e nessuno a cui dover dare retta. Detto fatto, arrivo da lui alle 14.30 e dopo aver aperto una prima bottiglia mi propone di andare in barricaia e di fare un po' di assaggi direttamente dalle barrique.
E' stato fantastico: ho scoperto che ogni barrique era contrassegnata da un specie di codice lunghissimo, fatto da diverse abbreviazioni, che stavano ad indicare ciò che era stato fatto in vigna ed in cantina per quella partita di vino contenuta nella singola barrique, al fine di capire come si sarebbe comportato il pinot nero in conseguenza delle diverse ipotesi di lavoro.
Sperimentazione allo stato puro: persino Galileo Galilei ne sarebbe stato entusiasta.
Franz aveva una specie di "mappa del tesoro", una piantina della cantina in cui trovare le caratteristiche di ogni barrique: abbiamo iniziato a fare assaggi, sempre più difficili, perché col passare delle ore Franz mi dava sempre meno informazioni sulla singola barrique, con un approccio quasi maieutico….tanto che non sembrava più una degustazione ma una via di mezzo tra una lectio magistralis ed un interrogatorio!
Mauro Giacomo Bertolli
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