Quanto è successo è stata la logica continuazione di quanto accaduto lo scorso luglio, con le dimissioni dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio di cinque consiglieri espressione della categoria imbottigliatori: Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Valeria Vercesi. Quattro delle cinque aziende rappresentate dai consiglieri dimissionari sono uscite dal Consorzio. L’unica che non ha fatto questo passo è Vanzini.
La grande novità è che sono uscite altre cinque aziende per un totale di nove.
Allora mi ero chiesto se si trattasse di un terremoto o se il terremoto sarebbe diventato uno Tsunami, con la perdita dell’ERGA OMNES per una o più denominazioni.
ERGA OMNES: ne parliamo a lungo...diamo qualche informazione di base per i non addetti ai lavori. In base all’art.41, comma 4, della legge 238/2016, se gli iscritti al Consorzio di Tutela sono almeno il 40% dei viticoltori della denominazione e sono titolari di almeno il 66% della produzione certificata dei vigneti della denominazione possono chiedere di svolgere anche l’attività “erga omnes”. In questo caso lo stato affida al Consorzio la tutela e la promozione di tutti i vini della denominazione, e la sua rappresentanza legale. I non soci non hanno diritto di voto nel Consorzio ma, limitatamente a queste attività, pagheranno come i soci. Possono naturalmente iscriversi e acquisire il diritto di voto. La perdita dell'erga omnes su una denominazione è un grave danno per un consorzio sia in termini di rappresentanza sia, a volte soprattutto, in termini economici.
Nei giorni successivi si sono pronunciati tutti gli attori in gioco con dei comunicati stampa: i nove fuoriusciti, il Consiglio di Amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese ed anche le istituzioni, rappresentate dall'’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi.
Cercherò di seguito di riassumere le posizioni di tutti, per spiegare il perché della MIA odierna PROVOCAZIONE: FATE DUE, o PIU' CONSORZI!
(A fine articolo, scorrendo verso il basso potrete leggere tutti e tre i comunicati stampa in forma integrale).
Le forze in campo sono schierate e le posizioni sono diventate, secondo me, totalmente inconciliabili. A questo punto, piuttosto che un dialogo tra sordi, mi chiedo perché non avere almeno DUE CONSORZI: un Consorzio, che posso identificare con l'attuale, che si dedichi al Pinot Nero in rosso ed al Metodo Classico, ed un nuovo Consorzio per Bonarda e Sangue di Giuda ? Ed affrontare poi un ragionamento, che non credo sarebbe troppo complicato, su chi debba occuparsi delle Denominazioni Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese e Oltrepò Pavese Pinot Grigio.
Alcune aziende si iscriveranno ad uno, alcune all'altro, e più di una ad entrambi, e forse, avendo obiettivi ben individuati in ognuno di essi, paradossalmente dividendosi si potrà procedere in modo più unito.
La posizione dell'Assessore Beduschi si può così sintetizzare: Regione Lombardia ritiene fondamentale che il territorio resti unito, che creda in un progetto di rilancio incentrato sulla qualità. La qualità del prodotto, dalla filiera al consumatore, deve essere al centro della strategia, senza però trascurare l’importanza del vino sfuso, che conserva la sua dignità all’interno di un sistema ben bilanciato. Con 13.000 ettari vitati c’è spazio per tutti: imbottigliatori e produttori devono lavorare insieme verso un modello che remuneri equamente tutta la filiera. Occorre razionalizzare le colture e pianificare il futuro della produzione vitivinicola in base alle richieste del mercato. Valorizzare il Pinot Nero e le bollicine.
La posizione dei fuoriusciti è ovviamente di scontro con il Consiglio di Amministrazione del Consorzio. Le contestazioni sono nel metodo e nel merito: - mancata attuazione di alcune delibere assembleari, in particolar modo in merito all'applicazione della fascetta ministeriale sulle IGT e sul disciplinare DOCG per il cambio di nome - mancata o insufficiente promozione su prodotti considerati minori, ma su cui la raccolta delle quote erga omnes obbliga ad una proporzionalità di investimenti sulla promozione - tentativo di modifica dello statuto per accentrare i poteri decisionali al CDA a discapito dei soci - nessuna disponibilità al dialogo, ma anzi volontà di rimpiazzare le aziende dissidenti con altre
E' evidente che l'uscita dal Consorzio ha anche l'obiettivo di far perdere l'erga omnes in più di una denominazione, esercitando così una legittima pressione politico-economica per meglio difendere le proprie ragioni.
La posizione del Consorzio è di scontro frontale: -non ritiene importante per il proprio progetto l'uscita delle nove aziende, tanto più che altre nove hanno fatto richiesta di adesione -non teme la perdita dell'erga omnes in alcune denominazioni, che peraltro sostiene essere garantita fino a giugno, dichiarandosi pronto ad una riorganizzazione qualora tale perdita dovesse realizzarsi. (Devo rilevare un'imprecisione su quanto dichiarato: non è detto che l'erga omnes venga mantenuta fino all'attuale scadenza di giugno. Con una semplice pec si può chiedere in qualsiasi momento la verifica dei requisiti) -l'uscita delle nove aziende è vista positivamente, perché rafforza la coesione del Consiglio di Amministrazione del Consorzio, e rappresenta addirittura l'inizio di una nuova vita per consorzio e territorio.
Mi viene da pensare che il vero obiettivo del primo anno di mandato di questo Consiglio fosse l'uscita degli imbottigliatori dal Consorzio, mettendo in preventivo come costo sostenibile ed affrontabile la perdita dell'erga omnes. (E' evidente che la perdita degli introiti dell'erga omnes può essere affrontata in 2 modi: o chiedendo più soldi ai consorziati o spendendo meno soldi in promozione).
Il tutto per coronare il sogno di tante aziende di filiera, medio-piccole, prevalentemente familiari, di essere a capo di un consorzio concentrato sulle loro esigenze, in merito a disciplinari, qualità, tutela del territorio, tipologia dei vini da promuovere, non lasciando voce agli imbottigliatori e non investendo nella promozione di tipologie di vini a basso costo che, secondo il CdA del Consorzio, sviliscono il territorio ad esclusivo vantaggio degli imbottigliatori.
Progetto affascinante, inseguito da sempre anche dal mondo FIVI, ma che qui presenta una significativa anomalia: il ruolo di primo piamo di Terre d'Oltrepò, cantina sociale da sempre protagonista di quel sistema degli imbottigliatori che il CdA sta cercando di abbattere. Un'alleanza decisamente insolita: il futuro ci dirà se funzionerà e se porterà veri vantaggi al territorio.
Personalmente condivido la posizione dell'assessore Beduschi: con 13.000 ettari vitati c’è spazio per tutti: imbottigliatori e
produttori devono lavorare insieme verso un modello che remuneri
equamente tutta la filiera.
Viste però le reciproche posizioni, le enormi divergenze che ho segnalato, ed altre ne potrei scrivere, ma l'articolo diventerebbe un saggio, rilancio la MIA PROVOCAZIONE: FATE DUE, o PIU', CONSORZI!
Mauro Giacomo Bertolli
(Scorri verso il basso per leggere tutti e tre i comunicati stampa in forma integrale).
Comunicato stampa delle nove aziende uscite dal Consorzio Oltrepò Pavese, Consorzio nel caos. Nuova tornata di dimissioni. Diverse le aziende fuoriuscite: “Decisione sofferta ma non più prorogabile”.
Ad appena due giorni dalla fine dell’anno arriva una nuova – e rilevante - tornata di dimissioni dal Consorzio dell’Oltrepò Pavese. Sono diverse le imprese, appartenenti a tutte le categorie della filiera (viticoltori, vinificatori e imbottigliatori) e che rappresentano oltre il 27% dei voti in assemblea – ad aver deciso di recedere dal Consorzio dell’Oltrepò Pavese. [Defilippi Federico, Decordi, Losito e Guarini, Vercesi. Prago-Testori, Brega, Orlandi Marco, Fugazza Gilda e Francesco Maggi]
“E’ stata una decisione sofferta ma non più prorogabile – hanno dichiarato i dimissionari – che non avremmo voluto prendere ma siamo stati costretti a farlo anche per non apparire corresponsabili di scelte da cui ci dissociamo radicalmente”.
Alcuni esempi sono le mancate attuazioni di delibere assembleari ad oggi completamente affossate (fatto di per sé già molto grave) che fanno presumere la volontà di non applicare la fascetta Ministeriale sulle IGT e la decisione di non procedere con il disciplinare della DOCG per il cambio del nome della nostra Denominazione.
Un altro esempio? “Ormai da mesi – continuano – è stata azzerata la promozione su prodotti ritenuti “minori” ma che in realtà sono quelli su cui oggi vive l’intero territorio senza minimamente preoccuparsi di uno dei caposaldi dei “Consorzi” che prevede proporzionalità tra contributi versati e promozione delle singole denominazioni. Non ci sentiamo più rappresentati – concludono gli imprenditori fuoriusciti - da un Consorzio che sta inoltre cercando in tutti i modi di modificare lo Statuto che è stato da poco approvato da tutta la filiera, dopo un ampio confronto con Regione, con le Associazioni di Categoria e con i Tavoli delle Denominazioni, con lo scopo di accentrare i poteri decisionali al CDA a discapito dei soci (grandi e piccoli) e dell’intero territorio dell’Oltrepò Pavese. L’obiettivo di un Consorzio dovrebbe essere quello di rappresentare, promuovere e tutelare tutto il territorio cercando coesione e dialogo con tutta la filiera, condividendo un Progetto Concreto ad oggi mai divulgato e non quello di cercare dissennatamente di rimpiazzare aziende uscite con altre".
Comunicato stampa del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese Chiarezza e Determinazione per il Futuro dell’Oltrepò Pavese
In merito alle recenti comunicazioni relative all’uscita dal Consorzio di alcuni imbottigliatori ed aziende non legate alla filiera integrata, il Consorzio ritiene opportuno chiarire che queste dinamiche non incidono sulla solidità e la coesione del nostro progetto. Alle 9 aziende che hanno presentato domanda di recesso hanno corrisposto altrettante richieste di adesione, mantenendo stabile il numero di associati, che oggi raggiunge il livello più alto degli ultimi anni. Tali speculazioni risultano ancor più inopportune e fuori luogo, considerato che il territorio è finalmente unito attorno a un progetto di rinascita, condiviso da chi opera con reale interesse per il benessere collettivo.
Per quanto riguarda eventuali effetti sui requisiti di operatività erga omnes, precisiamo che ogni valutazione sarà effettuata, come sempre, in conformità alle richieste del MASAF alla fine dell’attuale incarico, previsto per giugno 2025. Eventuali riorganizzazioni saranno gestite con la massima trasparenza, in linea con il nostro impegno verso un modello virtuoso e inclusivo.
Il progetto di rilancio del territorio, fondato su qualità, valore, trasparenza ed etica di filiera, non sarà in alcun modo condizionato da questi eventi. Al contrario, essi hanno ulteriormente rafforzato la coesione tra le aziende che credono in un modello di filiera integrata e sostenibile, realmente impegnate a riportare l’Oltrepò Pavese al posto che merita. Il Consorzio, il territorio e il Consiglio di Amministrazione restano compatti nella promozione di una strategia unitaria, capace di superare le dissonanze che in passato hanno penalizzato il nostro potenziale. L’Oltrepò Pavese non può più permettersi di essere frammentato o incoerente: evolvere verso una value proposition chiara, semplice e sistemica è l’unica strada per garantire crescita e riconoscimento.
Questo momento segna una discontinuità netta e rappresenta l’inizio di una nuova fase per il territorio. Il Consorzio è determinato a guidare il processo di rinascita con trasparenza e coerenza, a beneficio di una filiera forte, unita e proiettata verso un futuro di eccellenza condivisa.
Comunicato stampa dell’Assessore Regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi
L’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi dichiara quanto segue in merito alle vicende del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, dopo che nei giorni scorsi si è registrata l’uscita di alcune aziende, in prevalenza di imbottigliatori. "Regione Lombardia -precisa Beduschi- ritiene fondamentale che il territorio resti unito, perché la frammentazione in battaglie di retroguardia per difendere interessi personali rischia di indebolire un sistema dalle enormi potenzialità, che finalmente creda in un progetto di rilancio incentrato sulla qualità. Senza una visione condivisa, l’abbandono delle vigne, lo spopolamento e la proliferazione di fitopatie, come dimostrato dai danni causati dalla peronospora quest’anno, diventeranno la norma." L’assessore comunica inoltre che Regione Lombardia sostiene un approccio orientato alla qualità e alla valorizzazione delle eccellenze territoriali, in linea con le tendenze di mercato. La qualità del prodotto, dalla filiera al consumatore, deve essere al centro della strategia, senza però trascurare l’importanza del vino sfuso, che conserva la sua dignità all’interno di un sistema ben bilanciato. "Con 13.000 ettari vitati -prosegue Beduschi- c’è spazio per tutti: imbottigliatori e produttori devono lavorare insieme verso un modello che remuneri equamente tutta la filiera. Il futuro del consumo di vino punta sempre più alla qualità, un obiettivo che richiede il rilancio del Pinot Nero e delle altre eccellenze dell’Oltrepò. Solo così si potrà garantire una maggiore sostenibilità economica e ambientale, evitando la fine di una storia gloriosa." "Per farlo -conclude Beduschi- come abbiamo concordato durante l’incontro con il Cda del Consorzio prima di Natale, serve l’auspicato cambio di passo. Occorre razionalizzare le colture e pianificare il futuro della produzione vitivinicola in base alle richieste del mercato. Regione Lombardia è pronta a sostenere questo percorso, investendo su una filiera che sappia valorizzare le bollicine, la qualità e le produzioni più apprezzate dai consumatori, sapendo scegliere rispetto a quelle che ormai lo sono meno". |