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Amarone Opera Prima 2025: alla scoperta dell’annata 2020 del grande rosso veronese

Andato in scena nei giorni scorsi (1-2 febbraio) a Verona, con un elegante allestimento al Palazzo della Gran Guardia, l’annuale appuntamento con Amarone Opera Prima quest’anno ha aperto i festeggiamenti per i 100 anni del Consorzio Tutela Vini Valpolicella (Pubblicazione completa il 15-02-2025)

Amarone Opera Prima 2025: alla scoperta dell’annata 2020 del grande rosso veronese

Amarone Opera Prima 2025 ha presentato l’annata 2020, ed ha coinciso con l’importante traguardo dei 100 anni di attività del Consorzio di Tutela, nato per l’appunto nel 1925.

Alternando i numeri del presente e del futuro con un pizzico di storia delle radici, quest’ultima culminata nel divertente monologo di Andrea Pennacchi, la frequentatissima kermesse veronese è riuscita a sconfiggere anche per questa tornata l’insano e strisciante concetto del dry-january che i social si ostinano a propinarci tutte le stagioni dopo Natale.

Scherzi a parte e tornando ai numeri, la provincia di Verona, grazie al suo prodotto di alta gamma è riuscita a contenere il dilagarsi dei flussi bianchisti e a limitare i danni dell’invenduto grazie e soprattutto alla forza dei mercati esteri e del nord Europa. L’impresa di mantenere stabili le posizioni da qui in poi sarà ardua ma non impossibile se si utilizzeranno le opportune e magari nuove segmentazioni di mercato, soprattutto le fasce alte, e la promozione dei valori territoriali legati alla stessa città di Verona e a tutto l’areale della denominazione.

Va comunque osservato che, se una contraddizione è da cogliere negli obiettivi futuri, è tra questa volontà di posizionare l’Amarone nella fascia luxury e la tendenza attuale dei produttori a farne invece un vino dalla beva più agile.
 
L’auspicio per tutto il comparto è quello che ancora una volta la lungimiranza del Consorzio, che cento anni fa aveva anticipato la Doc di qualche decennio, riesca a individuare strade efficaci da percorrere per mantenere alto il valore, sia economico che culturale dell’Amarone, uno dei più grandi rossi italiani.

Un’ottantina le Aziende che hanno proposto l’annata 2020, come di consuetudine con una buona percentuale di prove da botte, accompagnata da una seconda a scelta del produttore: è bene precisare che non siamo riusciti ad assaggiare i campioni di tutte le aziende


In linea generale, preso atto dell’aumento delle percentuali di “corvinone” ove presente, all’assaggio si è confermata l’immagine di Amaroni più snelli e meno sontuosi benchè le gradazioni alcoliche rimangano stabili tra il 15 e il 16% (qualcuno ha anche confessato addirittura un 16,80%).

È la bella conferma del lavoro dei produttori che pur lavorando con una materia dalle potenzialità alcoliche elevatissime sono riusciti nel tempo a sottrarre al sorso eccessi di potenza e rendere il vino più snello garantendone una bevibilità ad ampio raggio.

Andiamo ora a raccontare alcuni degli assaggi che ci hanno particolarmente colpito.

Partiamo dalla VALPOLICELLA CLASSICA
Nella Valpolicella Classica quasi tutte le Aziende hanno presentato il 2020 come prova da botte, lasciando intendere tempi lunghissimi prima della messa in commercio. 
Campioni brillanti, rubino vivacissimo e grande freschezza nell’espressione del frutto ne sono i comuni denominatori. 

Gerardo Cesari è l’eccezione che conferma la regola con un 2020 già in commercio, moderno e guizzante come da progetto aziendale che si ritrova anche nel sorso del 2019, verticale, con trama tannica già integrata ma ancora vivace e una concreta promessa di longevità. 

Benazzoli: dalle marne calcaree della collina sopra S. Ambrogio il 2018 delle sorelle Benazzoli interpreta perfettamente il territorio: il sorso di estrema eleganza, persiste snello e al contempo profondo arricchito da tocchi speziati che lo rendono decisamente vincente. 

Zymé: anche Zymé presenta un 2018 freschissimo, addirittura sottile ma come d’abitudine molto espressivo che colpisce per la vivacità dei tannini e la diffusa vena acida preludio di longevità. Grazie alla presenza di Celestino Gaspari appare nei calici anche un Recioto 2016 spettacolare che lascia in bocca una scia lunghissima di frutta scura, mora e prugna.


Boscaini propone come secondo campione un 2017, amarone magico, che riesce perfettamente nell’intento di celare i suoi 16% alcol dietro un sorso delicato ed elegante dalla trama tannica morbida e avvolgente, frutto di un lungo passaggio in botte grande.

Terre di Leone: un salto di cinque anni porta a Terre di Leone con il 2012, Amarone da primo fiore, con otto anni di invecchiamento in legno alle spalle, naso di confetture scure, beva completa, che accomuna tratto fresco e vellutate morbidezze senza mai generare opulenza.


Valentina Cubi: l’annata più vecchia di questa degustazione è stata infine la 2011 di Valentina Cubi: il suo amarone, in linea con il consolidato progetto aziendale si gioca tutto sulle sue attitudini alla longevità: frutto maturo al naso, un leggero tocco speziato, quasi balsamico e un sorso decisamente evoluto ma privo di sontuosità, danno origine a una simmetria di piacevoli sensazioni leganti e armoniche.


Domini Veneti: Amarone della Valpolicella Classico Collezione Pruviniano 2020. Fino al 1177 i territori nella Valle di Marano in Valpolicella Classica erano denominati Pruviniano. La Collezione Pruviniano di Domìni Veneti nasce dalla volontà di valorizzare i vini da uve lì coltivate. Di colore rosso granato. Intenso nei profumi di amarena sotto spirito e prugna, vaniglia e noce moscata, pepe, caffè e cuoio. Sorso ampio, morbido, di grande corpo e struttura. Eccellenti i tannini.


Proseguendo verso est, la VALPANTENA
Dalla Valpantena esempi di calici dal piglio giovanile, se non addirittura leggermente nervoso. Microclima specifico e terreni più collinari caratterizzano sorsi dal frutto agile corredato da una buona speziatura. 

La Collina dei Ciliegi propone, oltre allo scattante 2020, l’annata 2019 dal sorso fitto ed elegante, con qualche tratto giovanile che consiglia l’attesa ma possiede già una bevibilità armonica.

Tezza: i due amaroni di Tezza rappresentano due linee diverse: il bio 2020, molto fresco, che uscirà verso fine anno e il Brolo delle Giare 2016, un vino tra i pochi che vede la presenza dell’oseleta, dal tratto vegetale marcato, smussato da un invecchiamento di 4 anni in legno che non ne smorza comunque la dinamicità: la sua longevità è garantita.

Costa Arente ha un 2020 da vasca che sorprende per ricchezza di bocca e un 2019 elegantissimo; ben disegnata la presenza del frutto che si mantiene nel sorso arricchito da tocchi speziati mentre il passaggio in tonneaux e botti grandi è delicatissimo e non smorza la naturale freschezza. 

Bertani : ottenuto prevalentemente da uve Corvina, ha profumi di frutta rossa, agrume rosso, prugna, cannella e tabacco dolce. Sorso elegante, morbido, di grande persistenza.

In Valpolicella Orientale, la VAL d'ILLASI

Sabaini : cantina scoperta nella degustazione alla cieca dello scorso anno, si conferma anche nel 2025 con il suo Amarone 2020 e la Riserva 2015. Fruttato ed elegante, fine ed intenso, dall'impeccabile trama tannica, piacevolmente persistente.


Rosaria Benedetti


IN VETRINA
Palmento Costanzo
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