La zona A due passi dal centro di Bergamo, sulla strada che conduce, passando per il bellissimo Lago di Endine, a Lovere una della perle del Sebino, ma vicinissima anche a Sarnico, altro gioiello lacustre ricco di memorie storiche e di bellezze architettoniche, Torre de’ Roveri (dove da secoli è insediata La Tordela) rappresenta il concretizzarsi di un sogno oggi molto diffuso: quello di vivere vicini alla città (Bergamo), ma evitandone tutti gli affanni tipici di ogni grande centro urbano, dal traffico asfissiante all’inquinamento, dal rumore al chiasso talvolta infernale. Un piccolo paradiso a 270 metri d’altezza sul livello del mare, sdraiato nel verde silente al riparo delle increspature collinari prealpine. Che si innalzano dolcemente e via via si inerpicano potenti e ricche di fascino nella catena delle Orobie.
L’accoglienza Nel corpo principale della Tordela quattro stanze (con bagno) sono arredate e riservate ai visitatori che intendessero pernottare. Mobili d’epoca. Letti ottocenteschi in ferro per riposare nel modo più confortevole sotto un bel soffitto a cassettoni. Disponibile anche un confortevolissimo monolocale mansardato con divano letto e cucina. Stampe antiche ravvivano le pareti e contribuiscono a far credere al visitatore di vivere in una fiaba ambientata nei secoli passati, ma con tutte le piacevolezze del presente a portata di mano, televisione compresa. Un campo per il gioco delle bocce e la possibilità di esercitarsi al tiro con l’arco, per gli amanti degli sport meno diffusi, completano il ventaglio di offerte.
Per i bimbi Un occhio di particolare riguardo è stato riservato ai bimbi. «Maxima debetur puero reverentia» ammonivano i nostri avi: «Massimo rispetto per i bambini». Sono il presente e saranno il futuro. Un percorso ben studiato permette loro di vedere, dal vero, vecchie carrozze dei secoli scorsi. Imparare a capire come si leggeva l’ora quando non c’erano gli orologi per mezzo della meridiana. Inoltre, grande, impagabile diletto avere sotto gli occhi, cavalli vivi, e le grandi pecore bergamasche, simili a montagne di lana riccia e belante.
E, poi, anche cinghiali e cinghialini, spesso sentiti nominare, ma mai incontrati. E, come fosse l’inizio d’un piccolo museo della civiltà contadina: esemplari originali di macchine agricole d’un tempo e una raccolta di piccoli oggetti usati in agricoltura. Per capire e imparare.
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